L'influenza di Big Boi si è estesa ad almeno due generazioni di rapper: come membro del duo degli Outkast il rapper ha creato una serie di lavori fondamentali per la scena hip hop. Non solo quella di vent'anni fa, ma anche quella di oggi, che continua a raccogliere la sua eredità. Nel 2010 Big Boi ha debuttato come solista con "Sir Lucious left foot: the son of Chico Dusty", che è stato seguito nel 2012 da "Vivious Lies and dangerous rumors". Ora, dopo la collaborazione con Phantogram, insieme al quale ha messo su il supergruppo Big Grams, il rapper torna alla sua carriera solista. E lo fa con un album, questo "Boomiverse", in cui il suo stile incontra quello dei rapper della nuova generazione.
Il disco è stato anticipato da quattro singoli: "Mic Jack" (con Adam Levine), "Kill Jill" (con Killer Mike e Jeez), "In the south" (con Gucci Mane & Pimp C") e "Chocolate" (con Troze). Contaminazione è la parola chiave: basta ascoltare "Mick Jack", prodotto da DJ Dahi e DJ Khalil, già collaboratori di Kendrick Lamar, Drake e Eminem, un pezzo che unisce il groove e il flow di Big Boi ai ritornelli accattivanti di Adam Levine dei Maroon 5.
Ma la traccia in cui la contaminazione si fa più evidente è "In the south", in cui il souther rap di Big Boi (e il suono degli Outkast) incontra la trap di Gucci Mane. Il risultato è interessante perché rappresenta una sorta di ponte tra passato e presente dell'hip hop. In "Get wit it" c'è anche Snoop Dogg.