Genialando - FLUORI - la recensione
Recensione del 23 gen 2000
Gli ex Genialando Minimamente - oggi più semplicemente Genialando -
raccolgono in questo album di debutto una serie di canzoni - il meglio di
dieci anni di gavetta - all'insegna di un'orecchiabilità decisamente anni
Ottanta. Ci sono due elementi che meritano una segnalazione in questa opera
prima: i testi e la voce di Yuri Beretta. Dal punto di vista musicale,
"Fluori" - prodotto da Roberto Colombo (deus ex-machina di Matia Bazar e, successivamente, Antonella
Ruggiero) - ripropone infatti sonorità e atmosfere che,
seppure mescolate il più delle volte in modo originale, rimandano in maniera
piuttosto dichiarata ai modelli originali. Così l'attacco di "Polline e
poi.." ricalca un uso delle chitarre - sempre centrali nelle melodie dei
Genialando - che ricorda, per non dire ricopia, certi U2 degli anni Ottanta
anche se poi il brano scivola in una strofa del tutto inaspettata. Più o
meno lo stesso mix del primo singolo estratto, "Fluoricolori", che
sintetizza la capacità di questo gruppo di essere solare e cupo al tempo
stesso. Anche se ci sono poi brani come "Nel periodo della muta" di puro
omaggio ai modelli, in questo caso il tenebroso Nick Cave. Sono bravi i
Genialando a mescolare le ispirazioni della musica con cui sono cresciuti -
Cure, Depeche Mode, Bauhaus - con un gusto innato per la melodia
orecchiabile, quella che quasi si è obbligati a cantare , com'è il caso
della canzone-divertimento "Badduè". Ma dicevamo dei testi, che sono scritti
utilizzando un italiano che viene sì rimato ma senza mai cadere in facili
banalità e che alternano a certi sprazzi "poetici" rapide ed efficaci
discese nella realtà, all'insegna di una sana leggerezza. Insomma, nessuna
ambizione filosofica: "Ignora la mia voce e la canzone è un'ode all'
irragionevolezza/ che mi è sprone in questa stanchezza/ e non ti ho cercato
ancora/ nel buio del senso che sfiora quel tasto che...BOH..." Insomma,
testi che vogliono dire qualcosa - ma senza mai prendersi troppo sul serio
anche quando di cose serie si parla come in "Monocolo" - e una voce, quella
di Yuri Beretta, capace di cambiare registro con grande facilità e di
interpretare ogni canzone regalandole un tocco distintivo.