In un mondo come quello musicale contemporaneo in cui la parola chiave più abusata è 'progetto', i Gorillaz forse sono uno dei rari casi che hanno pieno diritto di utilizzarla. La creatura (una delle tante) di Damon Albarn e del fumettista Jamie Hewlett torna dopo sei anni di silenzio con il quinto album “Humanz”, da oggi in tutti i negozi e le piattaforme digitali, anche se preceduto da una lunga serie di singoli, video per realtà aumentata, interviste ai character animati della band, applicazioni per smartphone e altre features pop-tecnologiche.
Quello che non manca invece è la ricca lista di ospiti e featuring che, se da una parte rende interessante l'ascolto del disco, dall'altra lo rendo dispersivo e ancor meno omogeneo del già eclettico stile Gorillaz. Damon Albarn, classe 1968, si conferma artista con le antenne ben dritte sui nuovi suoni, coinvolgendo nomi come Popcaan (l'astro nascente del patois reggae), al rapper Danny Brown (la sua voce è perfetta per un fumetto schizzato) e Zebra Katz. La musica è sempre quel mescolone tra hip-hop (“Momentz” dei sempre presenti De La Soul), musica da club (“Strobelite” “Sex Murder Party”), pop (“Andromeda”) e drum'n'bass (“Ascension” con Vince Staples) con i soliti abbinamenti bizzarri a cui ci ha abituato il buon Albarn: qui va segnalato il duetto tra la sacerdotessa del gospel prestatasi all'alternative Mavis Staples e il rapper Pusha T nel singolo “Let me Out”, oppure Noel Gallagher che canta insieme ad Albarn e alla cantante delle Savages Jehnny Beth nella trionfale “We got the Power”.
Ci sono poi alcuni episodi che valgono la pena di essere segnalati: “Halleluiah Money” con Benjamin Clementine nella parte di un folle predicatore che ben si addice alla voce da tenore spinto del cantante inglese, oppure un'allucinata Grace Jones che sogghigna “I am the ghost / I am the soul / I’m gonna take you for a ride/ No antennas” in “Charger”. Roba forte e assai divertente. Damon Albarn di fronte a tutto questo affollamento fa un passo indietro, lasciando però il segno in “Busted and Blue”, una ballata liquida sulla tecnologia che sembra uscita dal mai troppo lodato disco solista “Everybody Robots”.
Nel 2017 dove ormai il confine tra reale e virtuale, fiction e reale è sempre più sfumato, il progetto musical-fumettistico Gorillaz perde un po' di forza e originalità, e così anche questo “Humanz” tra i tanti brani - e gli insopportabili interludes, ben sei qui – sbanda un po' a destra e a manca, nonostante la freschezza dei suoni e l'eclettico talento di Damon Albarn.