“Mea culpa” chiude il disco. Voce e pianoforte, poi pian piano escono gli archi… un pezzo di una delicatezza disarmante. Un momento intimo, dolce, quasi epico, con un Giardini che si spoglia di tutto quello che fin qui è stato. “Futuro proximo” del resto un po’ questo è: il lavoro in cui più di tutti possiamo apprezzare un autore mostrarsi nella solida e ferma certezza della propria identità.
Dieci pezzi in cui Giardini spazia dal rock al prog all’alternative, switchando dal cantautorato classico a quello più sperimentale con estrema facilità, sempre supportato da un songwriting preciso e… serio. Testi notturni, introspettivi, malinconici fino a risultare amari all’occorrenza, che osservati da una certa distanza dipingono un paesaggio catartico per non dire spirituale. E non traggano in inganno titoli come “Caro Dio”, “Graziaplena” o la già citata “Mea culpa”: il rapporto che va a delinearsi nell’opera non è solamente quello con un ipotetico Altissimo, quanto più quello che Giardini sembra avere con se stesso e con le cose che lo circondano.
“Futuro proximo” arriva a un paio di annetti da “Protestantesima”, disco da cui riparte stilisticamente, affinando ulteriormente l’intera messa in scena a partire dal lavoro ammirevole sui suoni e sull’arrangiamento. Stiamo parlando di dieci pezzi nati con calma e pazienza ma figli di un’urgenza creativa e comunicativa che sembra non esaurirsi mai. Umberto Maria Giardini da che ha smesso i panni di Moltheni, ha compiuto la definitiva mutazione da crisalide a farfalla, abbandonandosi completamente a quello che è il suo suono, il suo modo di fare musica.
Per pura voglia di farlo, consiglio l’ascolto in particolare di una manciata di pezzi, vedi l’opening “Avanguardia”, pezzo di grande impatto che aiuta ad immedesimarsi immediatamente nel mondo liquido e turchino di Giardini. O “Ieri nel futuro proximo”, ballad strumentale quasi grunge nell’appeal, jazz negli arrangiamenti e assolutamente interessante nel complesso, seguita immediatamente da “Dimenticare il tempo”, tagliente e diretta al pari di alcuni pezzi del miglior Agnelli. E ovviamente la tripletta “Caro Dio, “Graziaplena” e “Mea culpa”, che davvero si pone il tutto ad un livello superiore.
Prodotto da Andrea Scardovi, “Futuro prossimo” è merito di Umberto Maria Giardini, sostenuto da Michele Zanni dal punto di vista strettamente musicale. Registrato e mixato da Andrea Scardovi tra il mese di ottobre e novembre 2016 presso il Duna Studio di Russi (RA), è stato masterizzato da Giovanni Versari presso lo studio La Maesta` di Tredozio (FC): metto volutamente in risalto il cast tecnico, in chiusura di recensione, perché quando un disco suona così bene è perché c’è gente che dietro passa intere giornate a ragionare (ed è un eufemismo) su ogni singola nota. Si sente e fa effettivamente la differenza perché non ne troverete una di troppo né tantomeno una che manca. Sta tutto dove deve stare, e suona come deve suonare.
“Futuro proximo” è un disco importante e molto, molto bello, che balza immediatamente in testa a questo 2017 che finalmente sembra aver ingranato a dovere.
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