Che Mecna sia un rapper diverso dalla massa di ragazzini che infesta la scena negli ultimi anni è chiaro già dalla copertina del suo disco, arrivato a sorpresa, arrivari senza annunci e promozione social prima dell'uscita. Una spiaggia deserta, un pattìno di salvataggio bagnanti e Mecna che in solitudine guarda un punto indefinito.
Se non conoscete il rapper foggiano, potrei accostarlo a Ghemon e definirlo un cantautore rap. Il nuovo disco rifugge le solite tematiche trite del genere per concentrarsi su se stesso e a tratti anche sull'insofferenza verso una certa scena hip hop: "Sono un particolare nel quadro astratto di questo contesto, chi prima ce la fa poi tutti appresso. Schiacciati sotto strati di insicurezze e successo come cibi colorati in un sacchetto Tesco. Chissà di che parlate quando state assieme, chissà come sarebbe se poi mi succede. Scrivo per vedere cosa c'è, voi avete scritto tutto quanto sui disegni che vi escono dalle canottiere. Zero like zero share, zero supporto, nuove nike, nuovi break non vi sopporto"("Labirinto"). O, ancora: "Ora che fare la gavetta è fare In-Store nei centri, patetici. Gli ascoltatori ormai si aggrappano al primo disco che hai fatto, le tue prime sedici. Come se fosse l'oro che gli hai colato addosso senza sentire quanto odio ci metti nel prossimo" (Vieni Via)".
Tutto il disco mantiene un eccellente livello di scrittura e non ammazza lo spessore emotivo con ritornelli da airplay radiofonico. E' un disco sincero, semplicemente bello, vivamente consigliato come disintossicante da certa paccottiglia macina views youtuberiana.