Benvenuti nel mondo di Armand Schaubroeck. Un tipo che il 99% di voi, giustamente, non avrà mai sentito neppure nominare, ma che ha a che fare con dischi, musica e strumenti da decenni (è anche uno dei proprietari del gigantesco negozio House of Guitars a Irondequoit, un sobborgo di Rochester, nello Stato di New York). Armand dal 1963 è il frontman e deus ex machina degli Armand Schaubroeck Steals, band fondata dopo avere trascorso oltre un anno in un riformatorio, condannato per una serie di rapine e atti vandalici… in pratica il gruppo divenne la terapia, la valvola di sfogo con cui Armand si liberava del pesante fardello psicologico che l’esperienza carceraria (e altre “piacevolezze” della vita) gli avevano consegnato.
In tutta la produzione della band – che non è copiosa e consta di cinque album non facilissimi da reperire, ma validi e graffianti – questo disco del 1974 (il secondo uscito) ha un’intrigante coloritura festiva, che evoca una sorta di Natale decadente loureediano, ma anche la malinconia di una notte di S. Silvestro raccontata da un Nick Cave con la sbronza sardonica.
Non è propriamente un Christmas album, ma è senza il minimo dubbio un festive album, che abbraccia con il suo mood il periodo diciamo così dal 24 dicembre al 1 gennaio. Lo suggerisce in primis la copertina innevata, ma lo confermano alcuni arrangiamenti e la scelta di coverizzare anche “Auld Lang Syne” (la canzone universalmente nota come “Valzer delle candele”, che si suona per consuetudine nella notte di capodanno per dare l'addio al vecchio anno).
“I Came To Visit, But Decided To Stay” è un disco che parla di amore, di devozione, di Cristo, di passione carnale bruciante, di addii e – proprio così – di omicidio. La musica è un rock decadente, facilmente avvicinabile alle vibrazioni della Factory warholiana e di certo pre-punk newyorchese amante del languore oppiaceo, delle chitarre distorte, della melodia e dell’epica/etica di strada.
Il tutto con un’aura che ricorda il Lou Reed di “Coney Island Baby” a tratti, il Cave più cupamente circense, il Jim Carroll più metropoeta (mi si perdoni il neologismo gratuito) e l’acido solforico strafottente di Lenny Bruce.
Il concept – questo è un concept album, certo – è minimale (lui è un prete e ama lei, che è una suora; lui uccide lei, perché è già sposata con il Signore Iddio e tal cosa non è sopportabile), così come lo è questo tipo di rock, che ha però un potere ipnotico, catartico e assuefacente anche nei suoi momenti più kitsch e pacchiani (che sono parte integrante della formula).
Disco consigliato per cene e pranzi festivi. Ma anche come regalo da chiedere a Babbo Natale o alla Befana (non è una rarità milionaria, ma non si trova a meno di sborsare un po' di decine di euro)… non vi deluderà.
Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali
(“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di
cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge
sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri
contenuti informativi.
Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate
e, in generale, quelle libere da diritti.
Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da
fotografi dei quali viene riportato il copyright.
È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in
caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della
pubblicazione, ignoto.
Segnalazioni
Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non
rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida
valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata
rimozione.