“Bishop” è il mio pezzo preferito del disco: riesce a fondere perfettamente le due anime degli ELK, quella alternativa e quella post rock. Mi piace perché in meno di quattro minuti crea atmosfera, trascinandoti fino in fondo. Che è un po’ quello che succede ascoltando “Ultrafun sword”, secondo lavoro in studio in casa ELK; più lo ascolti e più ti cali nel mondo colorato e ricco di spunti (melodici) che la band ha tratteggiato con gusto. Pubblicato su Niegazowana Records in collaborazione con Costello’s Records, “Ultrafun sword” conta otto pezzi registrati a Vigevano presso Laroom da Davide Tessari; è stato masterizzato da Giovanni Versari e si avvale della produzione artistica di Fabio Capalbo. E’ un disco conciso, dal songwriting solido e, per un fan del post rock quale sono io, piuttosto affascinante. La voce di Dario Solini s’impasta perfettamente nelle trame tessute da una sezione ritmica che ha tutta l’intenzione di prendersi la scena una volta saliti sul palco. Buoni i riff che risaltano bene nel mix finale, così come in generale tutto il disco risulta molto equilibrato, ben arrangiato e prodotto.
Che band sono e che cosa fanno gli ELK? "Diciamo che, per provare a tradurre in parole l’intraducibile, in altre parole la musica, questo e` il genere che proviamo a esprimere su disco e dal vivo: il genere viaggiare ed esplorare". Un approccio che mi piace, per quanto il mio compito rimane quello di provare a tradurre effettivamente qualcosa che forse non è del tutto intraducibile e che vorrei raccontare in poche parole. E il concetto di esplorazione poi, trovo sia più preciso e interessante rispetto a quello di viaggio e penso calzi meglio a questo disco.
Perché “Ultrafun sword” l'ho effettivamente vissuto come un’esplorazione alternativa di un suono post rock, parallela ad un’esplorazione narrativa di una serie di ottimi personaggi (più o meno ipotetici) e delle loro emozioni. Funziona benone. Ottimo lavoro.