Morkobot - GORGO - la recensione

Recensione del 11 ott 2016 a cura di Marco Jeannin

Voto 8/10

“GoRgO” è stato registrato in tre giorni. Sette pezzi; in pratica una media di due e qualcosa al giorno. Significa che per il loro quinto album, dopo dodici anni di militanza in ambienti tutt’altro che poppeggianti, i MoRkObOt si sono lasciati completamente andare. Hanno attaccato la spina prima di uno e poi dell’altro basso, sistemato la batteria e tirato fuori una serie di saliscendi che, oltre a devastare le orecchie, rimarcano pesantemente la posizione di predominio che la band è stata in grado di ritagliarsi nel corso del tempo. Stiamo parlando, come sempre, di sludge, doom, post punk, math, post rock e, mi sia concesso, free jazz. Perché lo spirito con cui questo disco è nato è lo stesso delle grandi opere jazz, figlio una libertà fondamentale che crea sì un flusso monolitico eppure sempre colorato e interessante. Alle rasoiate chirurgiche inferte dal doppio basso di Lin e Lan, vanno sommate le potenti mazzate che Lon sgancia sulle pelli della batteria, il tutto per generale quel mix noise/doom che sa effettivamente di psichedelia; e con psichedelia mi riferisco alla liberta con cui il muro sonoro fluisce sicuro in cuffia.

I MoRkObOt (così come gli Zu, i Mombu, gli Ufomammut, gli Zeus…) del resto non li scopriamo oggi; quello che va scoperto invece è l’ennesimo colpo letale che i ragazzi hanno deciso di sferrare, a cinque anni di distanza dal già pur ottimo “Morbo”, qui sublimato in termini di complessità compositiva. Un bel passo avanti, dal sapore quasi progressivo. “GoRgO”, come dicevo, conta sette pezzi, sette variazione sul tema (basta osservare la tracklist per farsi un’idea di cosa c’è dietro) che vanno ascoltate rigorosamente in fila, senza interruzione. Costa fatica? No, perché una volta entrati nel mood le cose girano da sole, ma resta comunque un esercizio fisico. Registrato e mixato da Giulio "Ragno" Favero nel novembre del 2015 al Lignum Studio, “GoRgO” è stato masterizzato al La Maestà Studio di Giovanni Versari. Un lavoro violento, spartano, vorticoso e impeccabile. Perfetto per la mia top five di fine anno.

Tracklist

01. Kogromot (04:37)
02. Kologora (04:30)
03. Gorokta (05:03)
04. Ogrog (05:05)
05. Kromot (03:37)
06. Krogor (04:42)
07. Gorog (09:30)

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