di Andrea Valentini
A un paio d’anni dall’ultimo lavoro in studio – “Inked in Blood” (che era il loro album numero nove) – tornano i cattivissimi Obituary, campioni del death metal della scuola della Florida. La band dei fratelli Tardy si presenta ai fan e al pubblico del metal estremo con un disco dalla struttura bizzarra, in quanto in pratica consta di due nuovi brani – come fosse un singolo – e 11 tracce dal vivo registrate nel corso di diverse tappe del loro tour del 2015 per promuovere il disco precedente.
Quindi, in pratica, gran parte di “Ten Thousand Ways to Die” è materiale già noto, ma proposto in sede live: più grezzo e veloce, certo, ma non si tratta certo di una sorpresa. Ad ogni modo, gli 11 pezzi di repertorio sono godibili e restituiscono l’atmosfera di un concerto degli Obituary in maniera piuttosto fedele (gli inserti con le urla e le incitazioni del pubblico hanno un che di posticcio, a dire il vero, ma la musica martella senza sosta, come si addice alla band).
Notevoli invece i due brani inediti (incisi in studio, sia chiaro) piazzati in apertura: “Loathe” e la title track. Mostrano che il gruppo è sul pezzo, come si suol dire, fedele a se stesso e alle proprie origini: brutalità cristallina, tagliente e pura, nella miglior tradizione del death a cui i Tardy ci hanno abituato.
Nel complesso, se è vero che non sentivamo esattamente la necessità di un live degli Obituary, non sarebbe giusto glissare su “Ten Thousand Ways to Die” e relegarlo nel limbo delle uscite inutili. Probabilmente la band ha voluto regalare ai fan qualcosa di più succoso – che non fosse un semplice singolo con due pezzi – come antipasto del prossimo lavoro.
Per completisti.