Il successo commerciale ha portato ad una moltiplicazione esponenziale di artisti della metrica: negli ultimi 5 anni sono usciti più dischi rap che nei precedenti 20. Come per il grunge, alcuni suonano anche bene. ma quasi tutti difettano nella stessa cosa: originalità.
Il disco di Izi, protagonista del film evento sul rap italiano di Cosimo Alemà "Zeta" (con tra gli attori mezza scena hip hop tricolore) non sfugge a questa regola.
E' un disco piacevole, ha un bel singolo che entra subito nelle orecchie ("Scusa") ma francamente fatico a trovarci qualcosa di nuovo, un pezzo che non assomigli a un brano di Gemitaiz, Fred De Palma o Emis Killa. Una traccia che proponga qualcosa che non si è mai sentito prima: vuoi per tecnica, vuoi per contenuti, vuoi per le basi.
E farlo è possibile: avete mai ascoltato un disco di Murubutu o Egreen, giusto per fare due nomi che più diversi non potrebbero essere tra loro?
E ancora: l'uso sistematico di autotune farà anche parte della cultura rap ma uniforma tutte le voci rendendole a volte indistinguibili.
Shablo, alla cabina produttiva del disco, confeziona un prodotto politically correct ma non particolarmente vario a livello di basi. Il disco si lascia ascoltare, piacevole e uniforme come l'acqua nell'alveo di un fiume tranquillo.
"Fenice" piacerà a chi ama il rap cantato e ritornellato, Izi dimostra di avere cose da dire ma se rischiasse qualcosa di più l'emozione aumenterebbe.