"Le cose che non ho" vede Mengoni aggiungere colori secondari a quelli primari di "Parole in circolo"; se il precedente disco era incentrato su ballad e pezzi introspettivi (con qualche concessione al mondo dell'elettronica, prendete ad esempio "Guerriero", "Se sei come sei" e "Io ti aspetto"), qui succede l'inverso: per le ballad e i pezzi pop rock c'è poco spazio ("Le cose che non ho", "Dove siamo") e la componente principale è l'elettronica, che nei vari pezzi del disco è declinata in diverse forme: i tormentoni elettropop con un tocco rock come "Resti indifferente" e "Ricorderai l'amore" (dal ritmo serrato, con Marco canta su registri altissimi: è il pezzo più atletico dell'album); le ballad sporcate di elettronica in stile "Guerriero" come "Ad occhi chiusi" (con un appiglio soul - alla stesura del pezzo ha preso parte anche il trombettista Marco Tamburini, scomparso lo scorso maggio) e "Ti ho voluto bene veramente" (la cui scrittura ricorda molto quella del primo singolo di "Parole in circolo": non a caso è firmata dallo stesso autore, Fortunato Zampaglione - così anche a livello di produzione, riproponendo il fortunato mix di classico, organico e sperimentazione che aveva caratterizzato "Guerriero"); l'UK funky di "La nostra estate" (genere minore nato in Inghilterra nella metà degli anni 2000, in parte recuperato dai Clean Bandit, caratterizzato da un mix di loops di basso e sintetizzatori, percussioni tribali e un canto r&b). Si direbbe, insomma, che a Mengoni sia tornata la voglia di giocare con i suoni.
Un aspetto interessante di questo "Le cose che non ho" riguarda il lavoro sulla voce e sulle tracce vocali: Marco mette da parte i virtuosismi e propone spesso un canto che è quasi un parlato. Un'anticipazione di questa "evoluzione" era stata già offerta con "Guerriero", ma qui sembra non rappresentare un'eccezione; la voce è sempre controllata, e il parlato ricorre in diversi pezzi del disco, da "Ti voglio bene veramente" a "Parole in circolo" (il brano-manifesto della sua "playlist in divenire"), passando per "Sono solo satelliti" (la canzone firmata da Giuliano Sangiorgi, che si presta anche ad un fugace cameo nel finale, una ballad in stile Negramaro). Gli arrangiamenti vocali sono stati curati dallo stesso Mengoni e gran parte delle canzoni contenute in "Le cose che non ho" sono caratterizzate dalla presenza di voci come tappeto musicale che traccia - in alcuni casi - la stessa linea melodica del brano, arricchendola (prendete l'intro di "Nemmeno un grammo" o la stessa "Ti voglio bene veramente", dove la voce di Marco suona quasi sdoppiata).