P. Diddy - PUFF DADDY: FOREVER - la recensione

Recensione del 12 ott 1999

Scopriamo le carte: chi Vi scrive è fermamente convinto che Sean “Puff” Combs sia un imbecille di portata colossale. In un campionato mondiale dei musicisti imbecilli (un’aspra contesa), potrebbe portare a casa il titolo con facilità. Basterebbe l’inizio del disco: raffica di mitra, ed ennesima rievocazione dell’amico Notorious B.I.G., rapper di infimo spessore, sul quale Puff ha già lucrato nel suo maggiore successo. Che, per chi non ricorda, è stato “I’ll be missing you”, pessimo rifacimento di una canzone dei Police.

Certo, non vogliamo dire che Puff Daddy sia poco intelligente: il suo scopo è arricchirsi smisuratamente (e ci è riuscito), anche a costo di rendere il mondo un po’ più imbecille, ammorbandolo con la sua produzione musicale e culturale (imperdibile in tal senso la presentazione del suo mensile, “Notorious” nel booklet del cd).
Eppure, ciononostante, tuttavia, invece, viceversa... sorpresa.
Già dal secondo ascolto del suo nuovo disco, il recensore intento ad arrotare la spada per demolire il miliardario finto paladino dei neri (tanto, della nostra stroncatura non gliene può fregar di meno), constatava: “Beh, non è male”.
Già. Al di là della immonda retorica e dell’uso a piene mani di luoghi comuni hip-hop (sesso, pistolettate, e “che ne sapete voi bianchi del ghetto”), “Forever” si rivela uno degli album rap migliori da qualche anno a questa parte. Subdoli come siamo, non perdiamo occasione di far notare come le vendite, nelle prime settimane di pubblicazione in Usa, abbiano deluso la casa discografica. Che bello: dopo aver rovinato il gusto degli ascoltatori con cose disgustose tipo “Come with me”, il peggior rifacimento possibile di “Kashmir” dei Led Zeppelin, Puff ha pensato di poter fare (quasi) a meno dei campionamenti celebri di musicisti bianchi. Invece, se non si affretta a proporre come singolo “Best friend”, che si appoggia a “Sailing” di Cristopher Cross, rischia di incorrere in uno dei flop dell’anno. E la cosa buffa è che questo disco non lo merita.

Infatti, per quanto appesantito dagli ospiti (tra i quali Jay-Z, R. Kelly, Busta Rhymes e, ahinoi, Lil’ Kim) esibiti come mostrine sulla giacca di un generale, “Forever” è un tuffo profondo nell’hip-hop attuale. Quello più commerciale, certo: non è roba da battaglia, questa, e vi invitiamo a non ascoltare i desolanti testi o i finti “parlati dalla strada”. Ma dal punto di vista musicale, Puff ha raccolto molte sfide da parte dei colleghi (lo stesso Busta Rhymes, in “Is this the end - part two”, ad esempio, e le aperture soul dei sopravvalutati Fugees in più di un brano), e ha messo insieme un disco da non buttare via. Ma ormai, il dado è tratto: nelle charts Usa decine di rappers insulsi che avremmo visto volentieri sull’auto di Notorious B.I.G., imperversano. E sono tutti figli di Daddy.

Tracklist:

Forever
What you want
I’ll do this for you

Do you like it... do you want it...
Satisfy you
Is this the end (part two)
I hear voices
Fake thugs dedication
Diddy speaks!
Angels with dirty faces
Gangsta sh*t
P.S. 112
Pain
Reverse
Real niggas
Journey through the life
Best friend
Mad rapper
P.E. 2000

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