Frames - LONGITUDE - la recensione
Recensione del
17 ago 2015
Voto 9/10
di Gianni Sibilla
10 anni fa sono entrato in un negozio di dischi, ho visto una copertina che mi incuriosiva, ho comprato un album, e ho conosciuto una delle mie band preferite di sempre. Dopo un anno, quella band è praticamente sparita. Per fortuna non è sparito il suo cantante, che ora tutti conoscono e apprezzano.
Loro erano i
Frames
, il cantante
Glen Hansard
, e il disco era
“Burn the maps”
. Non se li filava nessuno, se non in Irlanda. L’anno dopo uscì
”The cost”
, che conteneva “Falling slowly”. In una versione diversa, più acustica, avrebbe vinto l’Oscar per la miglior canzone originale. Il film era "Once", ma non c'erano i Frames: c'era solo Glen Hansard, con Marketa Irglova. E Hansard si prese finalmente il successo che meritava, e inseguiva dagli anni ’90, da quando ebbe un po’ di notorietà recitando nei “Commitments” di Alan Parker, e da quando fondò i Frames.
Ora, passati anche gli Swell Season e il sodalizio con Marketa Irglova, Hansard usa il suo nome: a settembre esce il secondo album solista, "Didn't he ramble". Ma i musicisti che lo circondano sono sempre gli stessi, ovvero i Frames, che rimangono la sua prima creatura. Il suono, però, è diverso. Adesso veleggia su un rock acustico, su un “celtic soul” lontano da quello elettrico e passionale della sua prima band, che questa raccolta ci aiuta a riscoprire.
I Frames si sono riuniti quest’anno, per festeggiare i loro 25 anni, con alcuni concerti - solo in Irlanda, dove sono una delle rock-band più amate. “Longitude” è una raccolta che accompagna questi festeggiamenti. Una raccolta atipica, fatta senza i singoli e da cui forse mancano alcune delle canzoni più belle del gruppo (due su tutte “Santa Maria” e soprattutto “What happens when the heart just stops”). Ma è un’ottima introduzione al sound potente, elettrico, emotivo del gruppo. Non hanno molti termini di paragoni, i Frames: la scrittura è quella di Hansard, la passione nel cantare è identica a quella che mette quando è da solo o circondato da suoni più acustici. La cavalcata di “Fitzcarraldo” (ispirata dal film di Werner Herzog e qui in una nuova versione), o “Revelate” ti fanno pensare come mai il gruppo non sia finito a riempire gli stadi, mentre le più intimiste “Lay me down” o “Star star” rimangono tra le cose più belle mai scritte da Hansard. C’è pure una nuova canzone, “None but I”, un distillato di quello che sono stati, sono e potrebbero essere ancora i Frames. Ma è evidente che oggi il marchio “Glen Hansard” è più forte di quello dei “Frames”, per cui ci dobbiamo accontentare di questa raccolta. Io però in un disco nuovo dei Frames continuo a sperare, e dopo avere ascoltato “Longitude” ci spererete anche voi…