Nate Ruess - GRAND ROMANTIC - la recensione

Recensione del 06 lug 2015 a cura di Mattia Marzi

Voto 7/10
Era l'estate del 2012. Faceva caldo, molto caldo. Un anticiclone esteso ben oltre tre milioni di km² si accanì su tutta Europa, Italia inclusa: i numeri dicono che fu la seconda estate più calda di sempre. Mentre la calura estiva imperversava in modo a dir poco asfissiante, nelle radio italiane - tra le varie "Pulcino pio", "Call me maybe" e quella "Cercavo amore" di una Emma da poco cornificata da Stefano De Martino: ricorderete le prime pagine dei vari settimanali di cronaca rosa, no? - si faceva strada una sorta di marcetta pop-rock che strizzava l'occhio a qualcosina dei Queen e a qualcosina di Mika: il brano in questione si intitolava "Some nights" e a cantarlo erano i Fun.. Alla fine dell'anno, "Some nights", che era il secondo singolo estratto dall'omonimo album in studio del trio newyorkese, si rivelò una vera e propria hit a livello mondiale (con più di 4 milioni e mezzo di copie vendute in tutto il mondo).


In seguito al successo di "Some nights", tuttavia, i Fun. si rinchiusero in un lungo silenzio che tutt'oggi rimane interrotto, tanto che qualcuno ha ipotizzato addirittura uno scioglimento. Ad alimentare queste voci, lo scorso febbraio, è arrivata pure la notizia relativa alla pubblicazione del primo album solista del frontman della band, Nate Ruess, che nel corso di questi tre anni ha comunque continuato a far parlare di sé per una serie di collaborazioni (in primis quella con Pink per il singolo "Just give me a reason"). Intitolato "Grand romantic", il disco è stato descritto dallo stesso Nate Ruess - smentendo i gossip relativi allo scioglimento dei Fun. - come una sorta di parentesi, uno spazio che il cantautore ha voluto ritagliare per sé.

Il disco è prodotto da Jeff Bhasker, lo stesso produttore di "Some nights", e musicalmente parlando è una sintesi dell'universo di Nate Ruess: al suo interno sono infatti contenuti dodici brani caratterizzati, nella maggior parte dei casi, da ritmi coinvolgenti e festosi, da coretti à la Queen e atmosfere da musical, colorate, esuberanti e festose (le stesse che troviamo nei dischi di Mika, per intenderci - il confronto scatta quasi involontariamente, e non è un bene: in diversi passaggi di questa sua prima prova solista la voce di Nate Ruess ricorda troppo quella del collega di origini libanesi: ascoltate ad esempio il ritornello di "Take it back"). La copertina, in questo senso, che mostra Nate circondato da fiori, palloncini e maschere carnascialesche, si rivela particolarmente azzeccata. L'intero album è pervaso da una certa felicità: la musa ispiratrice è Charlotte Ronson, sorella del produttore Mark Ronson, alla quale Nate è legato sentimentalmente. Non si canta di pene d'amore, in "Grand romantic", ma dell'innamoramento e della felicità da innamoramento (su questa linea più spensierata e gaia si muovono pezzi come "Nothing without love", che avrebbe dovuto far parte dell'ideale sequel di "Some nights", "You light my fire" e "Great big storm"); in tutto questo amoreggiare non mancano però episodi più intristiti e malinconici, in cui anche gli arrangiamenti si fanno più cupi, come nel caso di "Moment" e "Take it back" (con un bell'assolo alla chitarra elettrica di Jeff Tweedy dei Wilco, che suggerisce un clima quasi blues).


Per "Grand romantic" Nate Ruess si è avvalso di diverse collaborazioni: oltre a Beck, co-protagonista di un duetto sulla folkeggiante "What this World is coming to", alle registrazioni dell'album hanno preso parte anche Emile Haynie (che si è occupato delle percussioni di tutti i brani), la voce di "I follow rivers" Lykke Li (impegnata ai cori di "Nothing without love") e - last but not least - il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers Josh Klinghoffer (una vecchia conoscenza del già frontman dei Fun., che lo aveva già ospitato in un album realizzato con la sua prima band, i Format).

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