Talvin Singh - OK - la recensione

Recensione del 11 dic 1998

"OK" perché è un titolo universale, accessibile a tutti, così come vuole esserlo la musica di questo disco. La musica della suburbia globale. Londra incontra Bombay nell’album di Talvin Singh, e puoi sentire i profumi di spezie indiane e il rumore dei mercati mentre i tubi a vista condensano sudore e lo sgocciolano nel fumo dei basement londinesi. One nation under a tabla, verrebbe da dire, ma anche jungle, techno, rave all’orientale. Merito di Singh, bastardo di nascita e di cultura, senza passaporti musicali, apolide e quindi sempre in movimento. Come il suo disco, che ha richiesto un unico punto fermo per essere registrato, quello della sala d’incisione - a Brick Lane, Londra, zona di meticciato continuo - e la partecipazione di svariati musicisti: diversi cantanti indiani e di Okinawa, una sezione d’archi di Madras, il maestro del sarangi Ustad Sultan Khan, il trombettista Byron Wallen, il bassista Bill Laswell, il chitarrista Aziz Abraham, il compositore Ilayaraaja, giovani musicisti indiani come il musicista di veena Devi, i flautisti Rakesh Churasia e Naveen, cantanti come Cleveland Watkiss e Shankar Mahadevan e l’attore Ajay Naldu, di recente applaudito per il suo ruolo in "Suburbia". Cosa racconta la musica di Singh? In poche parole potremmo dire il ritmo del mondo, dall’aeroporto al mercato di Calcutta, dal drum’n’bass scuotiviscere della Londra by night alle pratiche meditative dei mantra. Non mancano però riferimenti più sensibili e personali: così "Mombasstic" riguarda suo padre, espulso dall’Africa orientale negli anni ’60 da Idi Amin; "Soni", cantata sul basso dub di Bill Laswell da 12 cantanti classici di Bombay, tutte donne, è costruita su una melodia folk del Pakistan; "Eclipse" è stata ispirata dall’ascolto delle urla di scimmie sconvolte da un eclissi di sole, in India: "OK" è venuta fuori dai legami che uniscono Okinawa e la cultura indiana. Come ha già scritto (e bene) qualcuno: «"OK" è un album che contiene un mondo fluttuante, una musica che cattura il senso di movimento che scorre tra differenti identità, culture, destinazioni, linguaggi. Un posto dove si incontrano corporeità e processi digitali. Un zona di oscillazione tra senso della tradizione ed eresia. Nei buchi neri che separano generi, in cui si annida la musica che è adesso la più interessante, o nella grande differenza di dimensioni che separa il villaggio rurale dalla ubriacante frenesia urbana. Qualsiasi posto è esotico, e quindi niente è più esotico.»


Tracklist:
"Traveller"
"Butterfly"
"Sutrix"
"Mombassic"
"Decca"
"Eclipse"
"OK"
"Light"
"Disser/Point.mento B"
"Soni"
"Vikram the vampire"

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