Tuttavia, "III" marca l'inizio di un nuovo ciclo: Robbie Williams, dopo essere rientrato per un album e un mega-tour, è tornato a occuparsi della sua carriera solista (e proprio in questi giorni pubblica a sorpresa tramite il suo sito ufficiale una raccolta di b-side: una mossa strategica perfetta per far tornare a parlare di complotti e rivalità); Jason Orange ha lasciato il gruppo, in cui è sempre stato considerato perlopiù un ballerino (in realtà non era nemmeno un pessimo vocalist, ma la Storia ha scelto per lui un ruolo diverso, e a 44 anni è lecito stancarsi).
L'album è prodotto principalmente da due dei nomi dietro al pop più brillante degli ultimi anni: Greg Kurstin e Stuart Price. Quest'ultimo torna dopo la collaborazione nel precedente "Progress", ma il risultato è meno cupo e aggressivo e più euforico. Soprattutto nella prima metà ("Let it in the sun", "Lovelife"), i Take That sembrano volersi posizionare da qualche parte tra Avicii e Coldplay, con pezzi già pensati per rendere al massimo in tour.
Molto spesso, il meglio dei Take That è uscito dalla contrapposizione tra lo yin di WIlliams e lo yang di Barlow, ma Owen, pur non potendo rimpiazzare il carisma dell'ex collega, in "Progress" aveva provato di sapere gestire benissimo anche suoni e tematiche più tetri (era co-autore e voce principale di quella che definirei "la trilogia della paranoia" del disco precedente: "Kidz", "SOS", "Love love"). Qui quel lato di Owen purtroppo non emerge e i suoi momenti da solista ("Into the wild", "Lovelife") sono annebbiati da un'EDM versione light che non gli rende giustizia. Questa volta i synth minacciosi sono tutti di Barlow ("I like it"), così come le trovate di produzione più originali (i campionamenti della riuscitissima "Higher than higher") e le immancabili ballate. A Donald non resta che un brano, ma è anche il più inusuale: "Give you my love" è un misurato esperimento in bilico tra elettronica minimale e il primo Justin Timberlake, e sarebbe stato interessante sentirne altri.
In un certo senso, "III" è un album di Barlow contenente un EP di Owen e una comparsata di Donald, ma poco importa. "Let me entertain you", diceva quell'altro, e con "III" i Take That continuano a fare grande intrattenimento.