Decluttering quindi: e infatti dopo la ristampona expanded di “Superunknown” e l’annuncio della possibile ristampa di “Ultramega ok”, arriva questa raccolta di brani che coprono l’intero arco di carriera dei Soundgarden. Si tratta di pezzi non facili da trovare, rarità e curiosità, tra cui ben sette brani inediti. È chiaro che si tratta di un’operazione sicuramente diretta a un target di fan già consolidati e rodati, che non un tentativo di allargare la propria audience – e non è un male, anzi... i fan è giusto coccolarli e tenerseli stretti, coi tempi che corrono.
Cornell e i suoi hanno deciso di organizzare “Echo of miles” in tre cd tematici. Il primo è intitolato “Originals” e contiene sostanzialmente brani comparsi in varie compilation, b-side di singoli e pezzi che non hanno avuto circolazione molto ampia: una bella iniezione di Soundgarden anni Novanta, in pratica, che fa assaporare le varie anime della band. In più ci sono i due inediti – “Kristi” (che risale alle session di “Down on the upside”) e la nuova “Storm” (incisa lo scorso maggio a Seattle con Jack Endino) – interessanti, ma oggettivamente non in grado di competere ad armi pari con il materiale d’annata, indubbiamente più carico di valenza emotiva.
Il secondo dischetto è una raccolta di cover (si intitola appunto “Covers”) incise in diverse occasioni – alcune live, altre in varie situazioni di studio o live in studio. Potremmo definirlo, un po’ pomposamente, una specie di Stele di Rosetta tramite cui decodificare la genesi del sound della band: ci troviamo pezzi di Black Sabbath e Stooges, ma anche Beatles, Doors, Fear, Rolling Stones, Howlin’ Wolf, Sly and the Family Stone, Devo, Spinal Tap... niente per cui impazzire, oggettivamente, ma un ascolto piacevole e divertente.
Nel terzo cd (“Oddities”), invece, troviamo una selezione di curiosità: brani bizzarri, mosche bianche nella produzione dei Soundgarden. Parliamo di cose tipo lo strumentale “Night surf”, i remix in chiave dub di “Big Dumb Sex” e “Fopp”, un remix di Moby di “Dusty” e il tributo al “Two minutes of silence” di Lennon, che diventa “One minute of silence” – peccato che la band in silenzio non riesca a starci e si sentano voci in sottofondo.
In conclusione: se avete amato i Soundgarden e possedete la loro discografia, questo triplo album potrebbe essere un’interessante aggiunta alla collezione. Se, invece, conoscete poco la band sarebbe meglio procurarsi i dischi regolari, prima di avventurarsi in questa compilation di brani speciali.