Silenzio, dicevamo, perché questa è la reazione più seria, intelligente e corretta di fronte a questo “To be kind”. Un disco che, a fronte di un’attività iniziata nel lontano 1982, restituisce una band ancora pienamente sul pezzo e capace di dare una fortissima dignità (che spesso si è persa ed è stato bypassata) a un genere che ormai sembra appartenere al reame del vintage: il rock estremo sperimentale, o – se vogliamo – noise rock.
Questo album è, per certi versi, uno dei veri capolavori del 2014 – e quando scrivo “capolavori” intendo opere di spessore, che hanno tutti i numeri per essere ricordate nelle discografie fondamentali di una band, anche nel più infimo e superficiale sito che faccia aggregazione di dati. Già, perché questo disco è davvero forgiato con la materia della leggenda, nonostante tutto. E il segreto è – paradossalmente – un’evoluzione che ha portato gli Swans a muoversi (maturare?) da una dimensione rock caotica ed estremamente sperimentale verso un rock oscuro, ammaliatore, psicotropo e coinvolgente... materia che deriva dallo stesso giacimento dimenticato e pericoloso da cui hanno attinto gruppetti come Doors e Stooges – soprattutto per le loro composizioni più lunghe e ipnotiche, quelle più impegnative... ma anche più speciali e peculiari.
Il terzo lavoro dopo il ritorno degli Swans (che si sono riformati nel 2010 dopo 13 anni di vuoto), dunque, vede il gruppo alle prese con una ricerca ed esplorazione di territori di sicuro meno canonicamente sperimentali e bizzarri (almeno secondo gli stilemi più tipici del rock e dei suoi sottogeneri), ma senza dubbio stimolanti. Soprattutto quando un autore/musicista come Michael Gira è coinvolto. Perché la convenzionalità e il consueto, per lui, sono concetti poco praticabili... e anche quando sembra ammorbidirsi o avvicinarsi a schemi tradizionali, in realtà non fa compromessi. Con nulla e nessuno.
Non ci credete? Be’, iniziate a riflettere sul fatto che questo disco, in realtà, è un triplo LP in vinile (o un doppio cd). Già: stiamo parlando di 120 minuti abbondanti (120’ e 32’’, per la precisione) di rock... vi sembra una cosa di semplice digestione? Nossignori. Non lo è. Almeno per gli standard del music biz.
Ciò, in pratica, significa che in “To be kind” – che consta di 10 brani – ci sono tracce che possono arrivare oltre i 30 minuti di durata (come l’epica “Bring the sun/toussaint l'ouverture”, coi suoi 34 minuti abbondanti). Con una media che si aggira intorno ai 10 minuti per canzone.
Dimensioni inconsuete nel rock del ventunesimo secolo, per quanto sperimentale... eppure queste composizioni sciamaniche (tanto per tornare a un immaginario doorsiano) catturano, prendono e sono in grado di intrattenere senza annoiare. A dispetto della prosaica misurazione in minuti e secondi.
"To be kind" è un disco intenso, denso. Una vera esperienza... e non necessariamente piacevole, come i migliori album di tutti i tempi insegnano. Anzi: le sensazioni tirate in ballo ed evocate sono spesso dure, difficili da affrontare, pesanti. E quello che stupisce è come l’obiettivo sia centrato con precisione, ma senza ricorrere a facili trucchi sonici: i brani spesso si addentrano in territori vicini al folk stralunato e al blues oppiaceo, ma non per questo risultano meno di impatto. Anzi: sono molto più cattivi e spaventosi di ciò che ci propongono alcune black metal band che "ci provano" spasmodicamente, riuscendo solo a raggiungere il parossismo.
Insomma... Michael Gira ha da poco superato i 60 anni, ma ha ancora, indubbiamente, un’energia e una rabbia che pochi possono eguagliare. E scusate se è poco.