Iggy Azalea - THE NEW CLASSIC - la recensione

Recensione del 23 apr 2014 a cura di Pop Topoi

Voto 6/10
Nel suo primo, clamoroso singolo ufficiale, Iggy Azalea raccontava la sua storia: una ragazza che molla tutto per diventare una rapper negli Stati Uniti. È bianca, bionda e australiana, "senza soldi, senza famiglia, a 16 anni nel cuore di Miami". È passato più di un anno dalla pubblicazione di "Work" e la sua prima mixtape risale al 2011. In mezzo, ci sono contratti discografici stracciati,
diss con le colleghe, cambi di direzione, apparizioni a festival e cerimonie di premiazione, e articoli entusiastici che costruiscono hype attorno all'artista in vista di un album che continua a slittare.
Ora che "The new classic" è finalmente uscito, Iggy Azalea è un personaggio familiare che conta centinaia di migliaia di fan e che nessuno può più definire "esordiente". Tuttavia, il primo LP con una major resta una prova importante da superare, e fa parte di un percorso narrativo su cui Iggy vuole aggiornarci già nelle tracce di apertura. "Walk the line" e "Don't need y'all" iniziano dove finiva "Work": la rapper ce l'ha fatta, è stata accettata in quel circuito malgrado le sue origini e il suo stile. Dal punto di vista dei contenuti, nulla di inaspettato: per farsi accettare, dopotutto, bisogna anche adattarsi ai cliché, e aprire l'album celebrando la propria vittoria, i soldi e la fama fa parte del gioco. Musicalmente, invece, i primi brani ci abituano a un livello di produzione che una mixtape, per forza di cose, non poteva raggiungere: gli arrangiamenti sono più maturi, curati e ancora più in contrasto con il flow e l'accento di Iggy.
"The new classic", quindi, fa subito sul serio e bisogna aspettare la quinta traccia per divertirsi: "Fancy" trasuda spudoratezza come la sua interprete, è minimale e bombastica allo stesso tempo, ed è resa più radiofonica dalla comparsata di Charli XCX (che, a forza di salvare le carriere altrui, si spera possa spiccare il volo come merita). L'opera è completata da un videoclip che riproduce il film "Clueless" ("Ragazze a Beverly Hills") con un impressionante livello di cura per i dettagli. Visto che le due, nell'anno dell'uscita del film in questione, erano in età da scuola materna, si tratta più di revival che di nostalgia, e qua e là si trovano occhiolini ai '90 anche nei suoni (la dance di "New bitch"). Ma l'album vuole soprattutto catturare tante correnti e influenze contemporanee per attestare la versatilità di Iggy e la capacità dei produttori di rendere il risultato finale materiale da classifica: la trap di "Black widow" con Rita Ora , la dancehall di "Lady Patra", il soul acustico di "100".
Certo, la potenza di "Work" è irripetibile, ma "The new classic", pur non mantenendo le promesse del titolo, è un debutto convincente e dimostra che Iggy Azalea ha saputo fare i giusti compromessi per raggiungere il grande pubblico. Magari potrà sembrare un po' addomesticata, ma è sopravvissuta meglio al passaggio da mixtape a mainstream di Angel Haze, Nicki Minaj e (quando finalmente uscirà "Broke with expensive taste", c'è da scommetterlo) Azealia Banks.

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