Rimane sempre un po’ di ingenuità e di semplicità nelle sue canzoni, ma i brani che compongono il disco non sono così immediati come sembra, richiedono più concentrazione, sono ricchi di parole e storie che si intrecciano e che tengono alta l’attenzione, e questo, personalmente, lo considero un pregio. Le canzoni sono belle, equilibrate nel loro essere diverse tra loro, emozionanti… Ci sono rimandi alla scena cantautorale più tradizionale italiana, da Rino Gaetano a Lucio Dalla, da Francesco De Gregori (lo ricorda moltissimo nel brano scelto come singolo dal titolo “Kurt Cobain” e in “La vigilia di Natale”) a - permettetelo senza storcere il naso - il primo Vasco Rossi. C’è anche tanta personalità, sia in canzoni più intense come “Arrivederci tristezza” scelta come apri-disco, sia in passaggi più spensierati come “Mambo reazionario”. C’è posto poi per brani dal retrogusto amaro che risultano però travolgenti sin dal primo passaggio come “La quarta volta” o il malinconico valzer di “Sol come sono sol”. Divertente e strampalata è “Il santo morto”, un susseguirsi di citazioni al ritmo di un rock blues incendiario che accompagna l’ascoltatore al brano successivo, un afro beat anni Settanta, una jam session caduta dal cielo e che porta il nome di “Il manto corto”. Facile ma non banale è “Pornoromanzo”, un brano che con la sua carica “sessuale” sfrontata lascia il posto invece ad uno dei brani più evocativi del disco, “La vigilia di Natale”, emblema della bravura di Brunori autore che con un testo crudo e senza fronzoli trascina in un immaginario nostalgico che fa emozionare l’ascoltatore da subito.
Brunori Sas è diventato davvero bravo, probabilmente lo è sempre stato, ma con questo disco - ricco di citazioni musicali, cinematografiche e letterarie, alcune più nascoste, altre meno - può forse affermare di essere arrivato a quella maturità artistica a cui decine di suoi colleghi aspirano. Una maturità soprattutto musicale, che va al di là dei concetti presenti nelle canzoni: di fondo c’è la sensazione che sia più consapevole e più sicuro di sé, quasi non debba più preoccuparsi del giudizio di molti. Complimenti.