In meno di 30 minuti gli Against Me! snocciolano 10 brani che mescolano - su una base punk statunitense e gustosamente moderna - arena rock, folk, emo (occhio: niente a che vedere con le robe da adolescenti colorati degli anni Duemila, stiamo parlando del filone emo-core di scuola anni Ottanta/Novanta... levatevi immediatamente dalla testa l’immagine di gente tipo Tokyo Hotel). E come ciliegina sulla torta ci sono le liriche: a fare da sottotesto a un impianto drammaturgico stile concept album, che parla di una prostituta teenager, c’è la vicenda personale dolorosa, difficile e gloriosa di Tom Gable/Laura Jane Grace, del suo coming out come transgender dopo sei anni di matrimonio con una donna che ama ancora e una figlia. "They just see a faggot", canta nella title track: "vedono semplicemente un frocio". E in quelle parole, cantate su un riff magistrale, c'è tutta la rabbia e la storia di questa persona, della ricerca di un'identità. Che, poi, alla fine, è il tema di fondo del punk.
“Transgender dysphoria blues” è un disco punk contemporaneo e profondo, per quanto immediato e semplice. Non scade quasi mai nello stereotipo (anche se, ovviamente, non è possibile evitare tutte le trappole del genere... ma chi se ne frega!) e riesce a conciliare un songwriting diretto e accessibilissimo con un messaggio sfaccettato, provocatorio, intelligente. Tra riff esaltanti e tempi tirati al punto giusto, poi, non manca mai di lasciar fare capolino a una poetica stradaiola degna dei più grandi della letteratura a stelle e strisce, da Kerouac a Lou Reed, passando per Hunter S. Thompson, Salinger e – perché no – il Boss: il disco ricorda in diversi momenti la carica e l'ethos dei Gaslight Anthem, che di Springsteen sono i figliocci in salsa punk.
Per entrare al 100% nello spirito occorrono almeno un paio di ascolti, ma il risultato è assicurato: questo è un disco lucido e affilato, forse non per tutti i palati... ma sicuramente è roba che farà venire la pelle d’oca e i brividi a chi ha una certa età e ha seguito l’epopea della Lookout e della Dischord agli albori. Per tutti gli altri, più giovani, c’è semplicemente l’emozione di un disco innegabilmente bello.