Questo nuovo “Melophobia” conta dieci pezzi per un totale di trentasette minuti. E’ un disco molto diretto, facilmente fruibile e davvero piacevole. Rispetto ai primi due lavori in cui i Cage The Elephant ci mettevano tanta irruenza e giocavano un po’ a fare i Pixies e i Sonic Youth , “Melophobia” è un’opera molto più riflessiva. Meno alt e più pop; più melodie, più Beatles , Arctic Monkeys e Smith Westerns . Che si stesse per intraprendere questo cammino già lo potevamo intuire dai sette minuti e quaranta di “Flow”, traccia di chiusura del precedente “Thank you, happy birthday”, chicca psycho brit di ottimo livello. Da qui si riparte: “Melophobia” significa paura della musica. Ecco, più che paura della musica, la melophobia dei Cage The Elephant e la paura di fare musica troppo riconducibile a qualcuno che non sia i Cage The Elephant stessi. Che, tradotto, significa che questi dieci pezzi sono il primo tentativo della band di venire fuori per quello che è. Sono passati cinque anni dalla pubblicazione del primo album, sette dalla formazione del gruppo. Gavetta finita, tempo di maturità. “Melophobia” è il disco perfetto per sdoganare definitivamente i Cage The Elephant al cosiddetto grande pubblico. E se la cosa funzionerà, un po’ del merito sarà dei
Perché dei Muse? Perché i Cage The Elephant hanno fatto da spalla proprio ai Muse durante l’ultimo tour. Qui hanno imparato cosa significa stadium rock, cosa sono i ritornelli: lezione applicata immediatamente una volta entrati in studio. “Spiderhead” è una traccia d’apertura perfetta, un pezzo che più Arctic Monkeys non si può. “Come a little closer” pure, con la differenza che qui stiamo parlando di un bel singolo con il primo dei tanti ritornelli killer, facile e bello da cantare, mentre “Telescope” gioca la carta ballata. Un incipit quantomeno significativo. La voce del navigatore attaccato al parabrezza parla chiaro: “La rotta è impostata, proseguire per altri sette pezzi”. “It’s just forever” gode della partecipazione di Alison Mosshart, che, in vacanza dai Kills (e dai Dead Weather ), qui si diverte a fare la vamp su un pezzo vintage pop che piacerà molto a
La melophobia è la paura di fare musica che sembri quella di qualcun altro. Se la scelta del titolo era volta ad esorcizzare la paura stessa, ecco, forse in questo senso i Cage The Elephant hanno toppato alla grande, perché il loro “Melophobia”, come abbiamo visto, è esattamente un disco che suona tutto fuorché originale. Questo non toglie che sia un disco che si fa ascoltare più che volentieri. Il disco che magari farà conoscere i Cage The Elephant anche da noi.