Katy Perry - PRISM - la recensione

Recensione del 22 ott 2013 a cura di Pop Topoi

Voto 5/10
Tutto è semplice, nel mondo di Katy Perry . Mentre altre popstar si avventurano in concept sempre più intricati o cercano lo scandalo, Katy va dritta al punto con una precisione straordinaria. "Teenage dream" del 2011 ha avuto cinque singoli al primo posto della Billboard e una riedizione assai fortunata che ha consolidato un marchio di pop puro e senza complicazioni. Il nuovo album della cantante, "Prism", segue la stessa strategia e senza dubbio otterrà risultati simili al suo precedessore, se non addirittura maggiori: il primo estratto "Roar", col suo beat martellante e un lyric video pieno di emoji, è già stato uno dei successi più prevedibili dell'anno. (Quelli che hanno passato gli ultimi mesi a fare paragoni con "Applause" di
Lady Gaga non possono essere presi sul serio: davvero c'è da stupirsi se un brano che cita "Rocky" vende più copie di uno che menziona Koons?)




Scorrendo la tracklist, si trovano almeno una decina di potenziali singoli altrettanto efficaci perché Katy Perry e i suoi collaboratori (non vale nemmeno la pena di citarli, tanto sono gli stessi che trovate in ogni disco pop degli ultimi dieci anni) sanno costruire un brano per ogni situazione: "Birthday" e "This is how we do" sembrano fatte apposta per diventare inni per feste e addii al nubilato molto ignoranti, mentre le ballate si dividono tra le dichiarazioni d'amore incondizionato ("Unconditionally", "Double rainbow") e i dolori della giovane divorziata ("Ghost", "By the grace of God"). L'universalità dei testi (più personali rispetto a "Teenage dream", ma ancora molto generici) va di pari passo con scelte musicali mai sorprendenti, fatte apposta per sedurre le radio e trapanare il cervello: non vi resterà in testa un ritornello o una canzone, ma l'intero album.

Le uniche tracce nelle quali non si può dire che Katy Perry abbia preso la strada più ovvia sono i primi due singoli promozionali "Walking on air" e "Dark horse": la prima viene direttamente da una compilation del Festivalbar di metà anni '90; la seconda, d'ispirazione grime e con l'inevitabile presenza di un rapper mediamente noto, è il brano più oscuro e potente dell'album "Dark horse" dimostra che la cantante potrebbe esplorare altri generi senza perdere posti in classifica, ma con "Prism" vuole vincere facile. E quando un album di inediti dopo solo un paio di ascolti suona come il greatest hits di una carriera pluridecennale, bisogna arrendersi: Katy Perry ha stravinto.

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