Kid Rock - DEVIL WITHOUT A CAUSE - la recensione
Recensione del 04 ago 1999
Si diverte Kid Rock, e fa bene. Quando non lo censurano per i suoi ripetuti elogi al pompino, quando non lo paragonano a quei cialtroni palestrati del rap bianco come Vanilla Ice e Marky Mark, finiti nel dimenticatoio già da un pezzo, Kid riesce a cancellare quel peccato originale che l’ha fatto bianco ma innamorato della musica nera, southern rocker alla Lynyrd Skynyrd e b-boy stile Run DMC al tempo stesso. Prima la passione per la breakdance, poi una serie di dischi che, sotto diverse sfaccettature, hanno sempre messo al centro del piatto il tentativo di fondere i riff e il mondo del rock con il groove e le metriche dell’hip hop. Un ibrido già portato al successo da gruppi come Rage Against the Machine e Red Hot Chili Peppers, seppure trasfigurato in un’ottica più rock e quindi più smaccatamente ‘bianca’ dal punto di vista del pubblico. Kid invece non si arrende e in fondo all’anima si considera un rapper, talentoso e bianco, innamorato del rock e del grunge, dei Doors e degli Alice in Chains, ma comunque sempre un rapper. Il suo album contiene lo stesso impasto che appartiene ai gruppi crossover citati poco sopra, ma la sfoglia cucinata da Kid Rock sembra meno spessa e più propensa a soddisfare il palato con ingredienti conosciuti piuttosto che turbarlo con nuovi sapori. Per intenderci, il gusto di “Devil without a cause” – sia detto per inciso, un buon disco, pieno di energia e di spunti felici nella convivenza di generi musicali diversi (“Welcome to the party”, “Somebody’s gotta feel this”), di riff e rime che scorrono a un ritmo indiavolato (“Devil without a cause”, “Roving gangster”, “I am the bullgod”), perfino di una parentesi country al gusto di vocoder come “Only God knows why” (ben prima di Cher!) – è per molti versi più prevedibile di “Bulls on parade” o “One big mob”, perché sembra prevalere in Kid Rock il gusto dell’assemblato piuttosto che dell’amalgama. A questo va aggiunto l’obiettivo dichiarato dell’autore, che è quello di divertirsi e far divertire, per eliminare il problema di dover ricercare testi pregni di problematiche sociali e/o esistenziali: Kid Rock racconta storie, e per il resto cerca di fare un po’ di sana vita rock’n’roll. Ciò non toglie che “Devil..” sia un disco pieno di energia e addirittura commovente per alcune citazioni tipicamente rock, come il drumming alla John Bonham che pesta duro in “Where U at Rock”, e del resto la band che lo accompagna – la Twisted Brown Trucker Band – è capace di fare sufficiente casino. Un album molto “Fight for your right to party”, perfetto per una festa fracassona ad alto tasso etilico, per un “Animal house party” estivo da annali del divertimento.