Pezzi estremamente piacevoli da ascoltare, ma molto più stratificati di quello che danno a vedere: detto tra noi, proprio a bassissima voce, al quarto o quinto ascolto salta fuori anche un po’ di post rock. Senza raccontarlo in giro però, che altrimenti la gente si spaventa; manteniamo intatta “La purezza del silenzio”… Aggiungiamoci poi un bel concept a legare il tutto e il gioco è fatto: “Il colore dei pensieri” è tutto un ripercorrere esperienze ed emozioni filtrate dal sottile velo dei ricordi. La mente colorata, la mente triste, la mente malinconica e quella più felice che chiama al suo servizio un pop colorato, il pop triste, il pop malinconico e quello più felice. Il tutto in un viaggio della durata di poco meno di quaranta minuti, giusto per rendere il tutto ancora più godibile: “Fragile”, il singolo, dura tre minuti e quattrodici, parte subito in quarta, rimbalza dolcemente in un dialogo tra il basso, la chitarra e la batteria mentre la voce e la melodia ti si appiccicano addosso. E poi attacca il crescendo. Da manuale. “Autunno 1972 (un architetto)” per metà gira solamente intorno al basso, mentre l’altra è materiale da fiati. Alla faccia della ballata. “Il tempo e la scelta”, la butto lì, dovrebbe avere un posto fisso in radio.
Si diceva in apertura di come le cose siano cambiate rispetto ai tempi dell’esordio, e di come sia preferibile parlare di “prima e dopo” e non di “vecchio e nuovo”. E’ una questione di maturazione, e non di ripartenza da zero. Gli Abulico sono in piena crescita, hanno scelto la strada da percorrere (primo passo fondamentale) e si stanno ritagliando il loro spazio all’interno di un mondo che “prima” sembrava così lontano, ma che “dopo” possono iniziare a chiamare casa. “Il colore dei pensieri” è la loro new wave.