ManzOni - CUCINA POVERA - la recensione

Recensione del 12 ott 2012 a cura di Marco Jeannin

Voto 8/10
E’ nello scontro che nasce la tensione. Nel confronto, nell’opposizione. Scontro frontale, scontro d’idee, scontro generazionale. Scontro che diventa incontro nel momento in cui le due parti trovano un punto di contatto e si fondono in una sola, generando una terza forza in grado andare oltre la somma delle due parti. I
ManzOni sono una band che vive di questa tensione, una band per così dire “anomala”, se inquadrata nei canoni tradizionali. Da una parte abbiamo Carlo Trevisan, Fiorenzo Fuolega, Ummer Freguia ed Emilio Veronese, quattro trentenni con il pallino per la sperimentazione: post rock, riverberi, loop. Dall’altra Luigi Tenca, un ragazzo che ormai di anni ne ha cinquantanove. Suoi i testi, sua la vita da raccontare, sua l’esperienza, sua la voce; suo quello stile così simile a Piero Ciampi da far venire qualche brivido. Post Rock e Piero Ciampi. Chi l’avrebbe mai detto? L’amore per Piero Manzoni avvicina i due antipodi, la band nasce e cresce sviluppando una sua poetica, un suo modo d’essere. E, che ci si creda o no, quello che i ManzOni propongono funziona, funziona eccome. “Cucina povera” è il loro nuovo album, nove pezzi che vivono di quello scontro tra generazioni cui si faceva riferimento all’inizio. Il padre che canta la propria vita ai figli, i figli che accompagnano il padre nel racconto. Un racconto molto schietto, diretto, pane al pane e vino al vino. Da qui il titolo, “Cucina povera”, un titolo che mette in risalto la semplicità con cui la parola (quasi parlata) di Tenca, disegna istantanee di vita vissuta. Una vita operaia (“Mario in diretta TV”, “Dal diario, a mia madre”, “… ed ecco l’alba”), una vita fatta di rapporti, d’amore e di confessioni (le meravigliose “Scusami”, “La cura” secondo Tenca, e “Una Garzantina”).




Una vita di ricordi che ormai puoi guardare da una certa distanza (“A mio padre”, “Dimmi se è vero”, “In Toscana”), ma non senza una grande nostalgia. Un cammino (“La strada”) che tutti in qualche modo stiamo percorrendo, e che forse ci accomuna più di quanto pensiamo, sia che il viaggio sia appena iniziato, o che sia già ben avviato. L’onesta quotidianità: eccolo il vero terrendo d’incontro. “Cucina povera” è un disco che racconta la vita senza scendere a compromessi, attraverso un linguaggio al contempo facile e difficile da decodificare. Immagini chiare e vivide descritte con precisione calligrafica, e suggestioni sonore che lasciano intuire quello che una volta si chiamava il paesaggio dell’anima: cantautorato e post rock. “Cucina povera” è il “punto di contatto”. Questo fanno i ManzOni: mica poco. E, sia chiaro, merita tempo e attenzione. Perché la vita, se servita cruda, a volte non è così semplice da digerire.

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