Sullimpervia strada del rock allitaliana si inerpica anche Alessandro Pitoni, dopo lonesta comparsata a Sanremo con "Dimmi dovè la strada per il paradiso". Alessandro non è giovanissimo, e questo rende le sue scelte musicali più definitive e sincere: chi ne ha scritto come di un emulo di Springsteen non ha avuto molta fantasia, ma forse ha individuato con efficacia lapproccio alla musica (soprattutto al canto) del rocker romano, più che il suo stile. Dal punto di vista dei testi e dei temi il lavoro è invece un po insipido, e ogni tanto accordi e concatenazioni ritmiche risultano prevedibili, come dettate dalla paura di osare - la via del rock italiano è impervia, come si diceva. Ma lascolto è abbastanza gradevole, e Pitoni qualche carta da giocare ce lha. Ci vorrebbe proprio quel pizzico di sale in più, anche perché nel suo DNA cè molto rock ma, si direbbe, anche un buon bagaglio rhythmnblues nonché il coraggio di cimentarsi, spalleggiato da Alex Baroni, con un monolite della musica come "Cant find my way home" dei Blind Faith (il risultato non è granché, ma il coraggio ce lha avuto...).
Peccato infine che da noi, per farsi sentire, un rocker debba produrre inni ligabueschi semiparodistici tipo "siamo noi storditi coglioni buttati in culo alla vita in questo fottuto mondo..." Comunque, se le radio italiane cercano un sound che "dia una svegliata", questo è un titolo più che adatto.