Posto che Brit è sì personaggio pubblico di Serie A, che di lei continuano tutti a parlare come e più di cinque o otto anni fa, la 29enne artista USA non è esattamente una Madonna capace di reinventarsi - magari cambiando del tutto genere - ad ogni nuova emissione discografica. Teoricamente, quindi, il disco non è certo tra gli acquisti irrinunciabili del 2011.
Su "Femme fatale" la cantante ha iniziato a lavorare già nel 2009, ponendo la prima pietra subito dopo la fine del tour per "Circus". Da lì in poi si sono avute indicazioni contrastanti, con produttori coinvolti e giubilati (Jon Asher, che promise un nuovo stile che definito 'epic-pop'", poi sostituito da Danja, a sua volta poi eliminato a favore di un team di diversi produttori, composto tra gli altri da DJ Luke, Max Martin e Shellback).
Britney Spears ha costruito un lavoro che si presta, ci sembra, a due chiavi di lettura. Da una parte il disco può essere visto come un monumento all'electropop, con la sua voce spesso robotizzata o comunque trattata, con un beat a palla che quasi sempre non concede requie. Da questo punto di vista, per i fedelissimi o per chi cerca un prodotto spensierato e allegro, ballabile ed easy, è una pacchia. Qui c'è veramente da sguazzare, è dance-festa grande dal primo pezzo all'ultimo con le sole eccezioni dell'eccellente "Criminal", che conclude l'edizione standard, e della melodica "He about to lose me", che però si manifesta nella sola edizione deluxe. Dall'altra parte, per coloro i quali prediligono un ascolto attento e si attendono canzoni "tradizionali", che aspettano il disco con curiosità e magari con trepidazione, non ci siamo proprio. La direzione è, tolte le due canzoni di cui sopra, monolitica. E la bussola punta sempre nella direzione della più vicina discoteca. Perfetto da ballare, da sentire in iPod o in auto, "Femme fatale" mal si adatta ad altri impieghi. Da "Inside out" a "I wanna go", da "(Drop dead) Beautiful" che non sfigurerebbe nel repertorio di