Mau Mau - ELDORADO - la recensione

Recensione del 01 apr 1998

I Mau Mau continuano il loro pellegrinaggio geomusicale in giro per il mondo: attraversano la Galizia, arrivano a Bahia con il cuore alle Langhe e la testa persa nei ritmi d’Africa, e con Eldorado mettono insieme una mappa di un luogo impossibile quanto reale, fatto di vita come è e non come dovrebbe essere. Una prova molto importante, questa, per il gruppo di Luca Morino e Fabio Barovero, omogenea nelle canzoni e nello spessore dei testi. A voler fare una critica si può dire che lo stile musicale del gruppo dimostra da diverso tempo di essere fermo e arroccato su posizioni ben solide, tali da scoraggiare le speranze di un cambiamento. Mentre sul versante degli arrangiamenti il gruppo non manca di arricchire il proprio vocabolario e il proprio lessico con strumentazioni, suoni e ispirazioni di volta in volta diversi, sul versante ‘canzone’, invece, dall’album dei Mau Mau non emerge lo stesso tipo di elasticità. Intendiamoci, stiamo comunque parlando di un album che è un perfetto esempio di nuova musica italiana, cosmopolita e ‘fratello’ nei confronti del mondo come si dovrebbe essere alle soglie di questo benedetto terzo millennio. I Mau Mau sono dei viaggiatori di oggi, dei moderni musicisti girovaghi, che prendono di petto la vita guardandola negli occhi, anche quando non è facile, facendosi incantare dalle visioni, talvolta tormentate, del sud del mondo. L’album è prodotto da Cesare Malfatti dei La Crus, ed è un esempio di come, anche da questo punto di vista, la musica italiana sia cresciuta notevolmente. Ascoltate gli ottoni infettati de "Nella città proibita" e pensate all’orchestra di Sanremo: qual’è il mondo reale?

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