Siamo noi che ci aspettiamo da Alex Baroni qualcosa che lui non ha intenzione di darci, oppure è lui che non si sente pronto a darci qualcosa di più e levare le ancore che lo tengono bloccato al porto di Sanremo? La seconda ipotesi è la più probabile, perché il secondo disco del cantante milanese sembra diviso in due. Nella prima metà abbiamo il Baroni schiettamente sanremese, un cantante italiano agile, fresco, radiofonico, ma calato in un ambito in cui non può emergere rispetto ai suoi più scafati concorrenti nel mare magno della canzonetta. Lalbum si apre infatti in modo funkeggiante ma con una certa sensazione di rigidità e timore di cui sono sintomi il singolo "Quello che voglio", "Non ho bisogno" e la "cover" scialbissima di "You keep me hangin on", ("Chi mi aiuterà", come la tradusse a suo tempo Ricky Gianco, che la interpretò con ben altro vigore).
Poi, fortunatamente, lancora è sollevata: nella seconda metà, ecco il Baroni su cui vale la pena di continuare a puntare. Quello di "Non vedi?", di "Come sei e quello che non sei", di "Signora Fantasia": se Alex avesse portato questa canzone al Festival, avrebbe vinto a mani basse - si vede che non voleva vincere il Festival. Il crescendo finale si compone di unaltra cover, "Hip to be square", quella di Huey Lewis, questa sì fatta come si deve, e di una bellissima versione acustica di "Quello che voglio".
In conclusione, il dr. Baroni supera lesame perché uno studente diligente come lui non lo si può bocciare, ma noi sappiamo che ha studiato più di quanto non risulti dal saggio che ci ha presentato. Ragion per cui lo invitiamo a fare due volte meglio la prossima volta. Non sarà più un giovane semiesordiente, e non avrà alibi.