Ecco, rispetto all'ultimo album questo "Scream" suona francamente un po' meno ispirato. Se in "Black Rain" non mancava qualche episodio interessante, in grado magari di attirare anche i non puristi del genere, stavolta siamo di fronte ad un disco più piatto e prevedibile. E sin dai primi ascolti si nota la mancanza del chitarrista Zakk Wylde, uno dei pilastri del suono di Ozzy, che non era mai mancato dal lontano 1989, anno di "No Rest For The Wicked". Le parti di chitarra infatti, stavolta affidate al musicista dei
Il disco si apre con "Let it die", classica cavalcata alla Osbourne arricchita con suoni sintetici, e con il singolo "Let me hear you scream", che cerca senza trovarlo un ritornello da classifica. Si capisce già da queste tracce che l'ex leader dei Black Sabbath non è proprio al top della forma. Non manca qualche piccola variazione sul tema, come l'intro folkeggiante di "Diggin' me down", che poi in realtà si evolve come uno dei pezzi migliori e più duri dell'album, o la parentesi intimista di "I love you all", interessante per com'è arricchita da chitarre acustiche e archi. Ma per il resto si segue anche troppo fedelmente il copione, soprattutto in canzoni piuttosto scontate come "Fearless" e "Soulsucker". Il "Principe delle Tenebre" non si risparmia nulla, nemmeno le sue classiche ballatone dark, che stavolta sono "Life a life won't wait" e "Time". Riassumendo possiamo dire che "Scream" non è molto di più che un disco per fan, che piacerà agli adepti di Ozzy ma difficilmente ne attirerà di nuovi. I segreti del suo DNA sono ancora un mistero, ma la sua musica ormai la conosciamo e stupirci per lui è diventato sempre più difficile, ammesso che voglia farlo.
(Giovanni Ansaldo)