Vinicio Capossela - LIVEINVOLVO - la recensione

Recensione del 18 mar 1998

"Liveinvolvo" è qualcosa di più di un semplice disco dal vivo. E questo per una serie di motivi. Il quinto album di Vinicio Capossela, infatti, pur essendo per definizione un ‘live’, non è la fotografia di un tour, il resoconto più o meno fedele di una serie di concerti, ma è piuttosto un atto unico, un ‘tutto in una notte’ che tanto somiglia a un disco live come li fanno i jazzisti: si sale, il fonico preme il tasto "rec", si suona e via. Quello che è buono si tiene, il resto si butta.

"Liveinvolvo" sembra così la registrazione su cd di un concerto sognato, un concerto immaginato e desiderato a lungo. Le stesure di queste canzoni portano ancora oltre le ‘affezioni’ balcaniche che affioravano come un virus dall’ultimo album di studio; più che i ritratti, sono i figli di quella tournée. La voce è carica, densa di vino e altri umori, presa a bestemmiare parole rancorose o a sciogliersi in disarmanti canzoni d’amore, ora roca e imprecante, ora stanca e perduta.

Un concerto costruito con pazienza, come un appuntamento al buio: si va, si invita la propria bella, e poi quello che deve accadere accada. Trattandosi di canzoni, si invita anche il pubblico, si sceglie un locale adeguato, e magari si invoca anche l’irruzione sul palco di una brass band macedone, la Kocani Orkestar, pronta a sputare fiato fino all’ultima nota. A questo punto la miscela è pronta, c’è solo bisogno di una miccia. E quella è la scaletta.

In questo senso, "Liveinvolvo" non vuole essere un greatest hits registrato in presa diretta. Se cercate alcuni pezzi clamorosi del passato - "Allora Mambo", "Regina del Florida", "Modì" - o alcune perle per aficionados - "Il Mio Amico Ingrato" - non li troverete. Il perché è semplice: non c’entravano. Ci sono semmai episodi ‘particolari’, come "Fatalità", che Vinicio non aveva mai eseguito nello scorso tour; c’è "Che Coss’è l’Amor", in questo momento - incidentalmente - nella colonna sonora di ben due film, "Tre uomini e una gamba" e "L’ultimo capodanno", a testimonianza che le buone canzoni, spesso, hanno anche buone gambe per andare avanti da sole; c’è "Il Fantasma Delle Tre" per il suono che ha, e che per Vinicio rappresenta la sintesi di tutto l’album; c’è "Estate", il celebre brano di Bruno Martino qui reso in una versione appassionata, che per qualche momento fa rimpiangere il fatto che non ci sia più Chet Baker a poterla completare con la sua tromba; c’è "Cristal", che apre una finestra sul grande amore di Capossela per il tango (amore confermato dalla citazione di "Nocturno en mi barrio" di Annibal Troillo che introduce "Scivola Vai Via"); c’è, infine, l’omaggio a Vladimir Vysotskij con la rilettura indemoniata de "Il Pugile Sentimentale".

Ma in "Liveinvolvo" c’è anche spazio per un brano registrato in studio: si intitola "Scatà Scatà (Scatafascio)" e, anche qui, c’è un motivo ben preciso per cui lo trovate nell’album. E’ un brano figlio di quella serata, chiusura/apertura di un ciclo: l’imbuto rovesciato dal quale si precipita nello scatafascio, con la consapevolezza che "per quanto tu faccia per stare alla larga dai guai, alla fine non c’è salvezza". Registrarlo, con il gruppo e Marc Ribot, è stato naturale quasi come suonarlo dal vivo. E si sente.

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