R Kelly - UNTITLED - la recensione

Recensione del 24 dic 2009 a cura di Alessandra Zacchino

L’autoproclamato “re del r&b” è tornato con il suo decimo album. Per nulla intaccato già all’epoca dalle accuse di pornografia minorile, è ovvio che dopo l’assoluzione completa, R-Kelly
non cambi minimamente il suo ormai collaudato approccio carnale alle canzoni. La sua ossessione sessuale e il suo abituale sfoggio di prodezze in camera da letto, in “Untitled” vengono illustrate senza tanti fronzoli, ma con una schiettezza e talvolta una prevedibilità che fanno persino sorridere. Chi segue R. Kelly da 18 anni a questa parte, sa bene cosa aspettarsi e non si attende certo miracoli. Chi lo preferisce alle prese con le sue bollenti ballate, troverà soddisfazione in questo nuovo album. Ma “Untitled” non è solo questo. R. Kelly già in passato si è misurato con episodi più uptempo che, pur non essendo la sua specialità, gli hanno permesso di non essere etichettato solo come l’artista la cui musica serve per fare i bambini. In questo disco, l’artista ripropone il fortunato “stepping” nella canzone “Be my #2”, con il suo irresistibile groove di funk vecchia scuola e strizza l’occhio all’attuale tendenza dance in “I love the dj” (produzione Soulshock & Karlin) che, francamente, suona un po’ fuori posto. Il veterano cantante di Chicago, è perfettamente in linea con la sua personalità artistica e bisogna dargli atto che, pur sotto l’ombra del sospetto per gravi reati per alcuni anni, non ha usato le canzoni del primo album post-assoluzione per vendicarsi dei suoi detrattori o per recitare la parte della vittima. R. Kelly ha mantenuto intatta la sua missione: cantare di sesso…sesso e ancora sesso! Così, si passa dalle esplicite già dai titoli “Bangin’ the headboard” e “Go low”, a momenti di raccoglimento religioso in “Religious”, passando per l’azzeccato duetto con Keri Hilson nel singolo “Number one”, la sorprendentemente gradevole “Echo” con Kelly alle prese con lo yodel e il gran finale con una allstar che inneggia alla virilità e al testosterone che comprende Tyrese, Robin Thicke e The Dream in “Pregnant”.

“Untitled” è esattamente il disco che ci aspetta da lui e non ha l’ambizione d’inventarsi qualcosa di rivoluzionario, piuttosto intende sottolineare che, nonostante il panorama discografico sia sempre più popolato da giovani balladeer, R. Kelly, dall’alto della sua ventennale esperienza, è davvero il re della musica r&b.

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