Ma parliamo dell’album, questo “DePrimo maggio” che sin dal titolo sembra avvalorare la tesi di un concept album dedicato a quella che di fatto è la problematica più generale e trasversale – insieme forse all’emergenza ambiente – della nostra attualità. Non tutto il disco in realtà è dedicato al tema del lavoro, ma anzi lo inquadra come macro problema all’interno di un Sistema sempre più degenerato e servito con fedeltà dal suo ministro più fedele, la Televisione.
Così, dopo un incipit dedicato alla rabbia e alla frustrazione della gente comune (“Pugni in tasca” cita l’omonimo film di rottura che vide l’esordio alla regia di Marco Bellocchio), rabbia e frustrazione che proseguono nel sanremese “Rivoluzione”, arrivano brani come “Direttore”, “Precariato”, la cover di Samuele Bersani “Chicco e spillo” e la conclusiva “Call center” a tratteggiare con ironia caustica – questo come sempre il miglior ingrediente dei lavori di Frankie – il Nuovo Ordine Italiano (Mondiale) fatto di neo-schiavismo spacciato per neo-imprenditorialismo, con ogni tipo di degenerazione ad esso connessa («uso vostre medicine per le vostre malattie») e la necessità di “svoltare” che ognuno di noi ha a disposizione come unica possibilità di salvezza.
C’è chi è pronto a genuflettersi (“Direttore”), chi finisce a fare in capro espiatorio dei grandi Misteri d’Italia (“Precariato”), chi tenta la rapina (“Chicco e spillo”), chi semplicemente si rassegna (“Call center”). Accanto a questi brani si segnala poi la surreale “Anoniman”, sigla di un immaginario telefilm dedicato ad un altro immaginario supereroe, in grado di assomigliare a comando a chiunque voglia (e qui la metafora si fa profonda e trasversale), e un trittico dedicato al mondo della televisione e alle sue distonie (già raccontate egregiamente nel precedente album “Ero un autarchico”), con brani come “Il giocattolo”, “Mattatoy” e “Squarto uomo”. Il tutto è sorretto da un parterre ospiti significativo, in grado di allineare nei diversi brani partecipazioni di Paola Cortellesi, Giorgia, Ascanio Celestini, Gianluca Nicoletti, Enrico Ruggeri, Roy Paci, Samuele Bersani.
Permeato di riferimenti culturali e musicali agli anni ’70, “DePrimo maggio” sembra legato a doppio filo a quegli anni in bianco e nero, probabilmente l’ultima stagione in cui l’Italia conservava una propria dimensione collettiva, prima che gli anni ’80 la trasformassero in un dorato paese di sogno “per molti, ma non per tutti”, per dirla come un celebre spot pubblicitario dell’epoca. Esattamente quello che sembra essere sparito oggi per fare posto a un personalismo che la politica più recente – con tutti i suoi “a solo” – si è limitata a recepire (come al solito in clamoroso ritardo) e a rilanciare.
“DePrimo maggio” vede Frankie giocare tutti i suoi assi, forse soltanto un po’ troppo forzato dall’ansia/necessità di trovare ad ogni costo dei ritornelli (spesso mediocri) che addolciscano la matrice hip hop del disco, mentre è proprio il “flow” del suo autore il marchio di fabbrica in grado di colpire al cuore. Sanremo, ritornelli… che la sindrome di “Anoniman” rischi di colpire anche Frankie?