Kelis - KELIS WAS HERE - la recensione

Recensione del 29 nov 2006 a cura di Lisa Molinari

Fin da quando cantava “Ti odio così tanto” ai tempi del debutto nel 1999 “Caught out there”, Kelis si è imposta all’attenzione mondiale per un atteggiamento così sicuro di sé da sembrare ai limiti dell’arrogante. E non si smentisce con il suo quarto album, trainato dal singolo “Bossy” nel quale l’ormai nota attitudine dominante si conferma assieme al talento nell’elaborare ritornelli accattivanti. Sullo stesso tono, “I don’t think so” segna il passo di questo lavoro scritto sotto l’ispirazione della felice storia sentimentale con Nas, il rapper compagno d’arte e di vita che appare nel pezzo più sexy dell’album intitolato “Blindfold me”. Proprio quest’ultima traccia, assieme ad altri brani come “Living proof” e “Goodbyes”, svelano un lato più vulnerabile dell’artista e regalano momenti piacevolmente melodiosi in una collezione di brani che, altrimenti, si proporrebbe come un piatto sequel dei precedenti successi. Il tentativo di esplorare nuovi terreni stilistici, sottolineato anche dall’abbandono della produzione dei Neptunes, ha risultati alterni, come nella divertente e caraibica “Have a nice day”, oppure nella più monotona e rockeggiante “Till the wheels fall off” prodotta da Will.I.Am. La produzione e la partecipazione di Cee-Lo, pilastro dell’hip hop in stile South USA e nuova star del progetto Gnarls Barkley, è più che mai emblematica nell’ottimo brano “Lil star”, nel quale l’artista intona frasi di paterno incoraggiamento nei confronti di una confusa ragazza di nome Kelis.


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