All’epoca, i PSB erano freschi del successo di “Behaviour” e l’attrice-cantante era ancora in buona forma fisica (come dimostrano le foto del libretto del Cd, che reca una lunga testimonianza di Chris Heath, e i tre video – “Losing my mind”, “Don’t drop bombs” e “So sorry, I said” - inclusi nel DVD “Visible results” che arricchisce la deluxe edition di cui sto riferendo); le premesse, dunque, erano le migliori possibili. Sette brani firmati Tennant-Lowe (dei quali cinque, a quella data, non erano ancora stati incisi dagli autori) e qualche bizzarra cover (“Twist in my sobriety” di Tanita Tikaram, con un rap di Donald Johnson degli A Certain Ratio; “Love pains” di Yvonne Elliman; e “Losing my mind” di Stephen Sondheim, trasformata da lugubre ballad in classico brano disco) compongono una tracklist di buono spessore; gli arrangiamenti sono efficaci, sia quelli per band (con le programmazioni di Fairlight di Chris Lowe) sia le orchestrazioni e direzioni d’orchestra di Anne Dudley per “I want you now”, “Tonight is forever” e “Rent” – in quest’ultima l’orchestra è soltanto diretta dalla Dudley: il solenne e grandioso score è firmato da Angelo Badalamenti, il collaboratore di David Lynch.
Ma il risultato complessivo, insomma, non fa gridare al miracolo. E, spiace dirlo, il punto debole è proprio la Minnelli: che non riesce quasi mai a uscire dal ruolo di torch singer, e quindi ad offrire interpretazioni vocali autenticamente pop, e dall’altra parte non ha il coraggio di spingere fino il fondo sul pedale del kitsch ultra-Broadway. Non mancano i momenti alti, sia chiaro: “Losing my mind” è un gioiellino (ancor più rilucente nel remix, incluso fra le bonus tracks); “If there was love” è suggestiva, con le sue citazioni shakespeariane, e “So sorry, I said” è maliconica ed emozionante. Ma altri episodi del disco sono decisamente meno riusciti (vedi la conclusiva “I can’t say goodnight”, con un sassofono alla Fausto Papetti di Courtney Pine); il che raccomanda l’acquisto del Cd solo ai fan e ai completisti.