Urban Species - BLANKET - la recensione

Recensione del 24 ott 1998

A volte quello che piace perché nasce per istinto e urgenza comunicativa, smette di piacere quando diventa ‘maniera’, modulo espressivo. "Blanket", il nuovo album degli Urban Species, è un disco che sembra appartenere a questa seconda categoria. Per chi si era fatto fulminare dall’ascolto e dall’acquisto del precedente "Listen" non sarà difficile farsi irretire da brani come "Blanket", "Woman" e vari altri, in cui Mintos egregiamente si mette in mostra come fine dicitore di altrettanto carismatiche liriche. Però - e sembra essere un fatto - il ‘magico’ non abita qui. In definitiva sono trascorsi tre anni dall’uscita del precedente lavoro eppure il percorso artistico degli Urban Species non sembra aver fatto grossi passi in avanti: al contrario, il suono, affianco ad una naturale capacità di aggiornarsi, è diventato però più anonimo e prevedibile. Maggiori gli spunti pop-jazz che alla fine sembrano soltanto citazioni del passato, minori i momenti di rap che sull’altro album regalavano entusiasmo, "Blanket" può continuare a risultare un album ‘ballabile’ per una scena che però nel frattempo ha cambiato radicalmente i propri punti di riferimento. Peccato per Mintos, la sua era musica con l’anima, in "Blanket" oscurata però da troppa confusione e inutilità.


Tracklist:
1. "Changingoftheguard" (featuring Terry Callier)
2. "Destructive"
3. "Blanket" (featuring Imogen Heap)
4. "Iwonder"
5. "Woman"
6. "Predictablyunpredictable" (featuring Imogen Heap)
7. "Rockstar"
8. "Religionandpolitics" (featuring Terry Callier)
9. "Realitycheck" (featuring Taipanic from Blak Twang & MC Mell’O’)
10. "Tomorrowpeople"

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996