Colonna sonora del film omonimo, "Metroland" di Mark Knopfler ci restituisce un musicista in qualche modo ispirato, dopo la vacuità assoluta di un’altra colonna sonora, quella di "Wag the dog" (in italiano "Sesso e potere", il film del resto era quasi una mondezza), che deponeva eloquentemente a favore di un calo d’ispirazione definitivo. "Metroland" riporta nel lettore CD il Mark Knopfler che tutti conoscevamo, fine dicitore musicale e uomo di grande e immediato gusto, quando non filtrato da istanze sinfonico-romantiche che hanno assestato non pochi colpi di mannaia alla stessa carriera dei Dire Straits. Qui l’uomo è tutto compreso nel suo ruolo di sottolineatore di immagini, lascia parlare la Stratocaster poco e bene, limitandosi a commenti sonori che hanno il pregio di dire molto lasciando intuire il resto. Il film è ambientato tra Francia e Gran Bretagna ed ecco allora spiegato il perché di brani a firma Stranglers, Dire Straits, Costello da una parte, e Django Reinhardt e Francoise Hardy dall’altra, ottimi inserimenti in una colonna sonora che altrimenti avrebbe il suo punto di forza soltanto nel chitarrismo semplice e scarno di Knopfler: non che dispiaccia, sia beninteso. Il tema del film, tanto strumentale che cantato, e poi "Annik", "Down day" e la splendida "She’s gone" mettono voglia di andare al cinema, per gustarsi un film così bene anticipato e immaginato nelle musiche. Un applauso a Knopfler, per un lavoro non trascendentale ma onesto e ispirato, dimostrazione di un talento che in questa occasione lo serve al meglio.
Mark Knopfler - METROLAND - la recensione
Recensione del 21 lug 1998