Direte voi: facile, dopo il romanzo di Brizzi, incominciare così una recensione. Infatti ne ho lette altre che hanno la stessa frase d’attacco. Quello che è importante però in questo momento non è discutere sul titolo di un libro che ebbe fortuna qualche anno fa, ma piuttosto sul fatto che “Sciuoglie ’e cane”, senza Raiz, potrebbe anche non funzionare.
E invece funziona.
Quella dell’apertura verso l’esterno non è una ricetta di sicuro successo: per esempio le “coppie aperte” – ci insegna la storia – lasciano il tempo che trovano. E così pure i barattoli di marmellata dimenticati aperti troppo a lungo, le scarpe aperte (quando piove), e un sacco di altra roba. Gli Almamegretta invece, che si autodefiniscono “progetto aperto”, in questo disco se la cavano alla grande.
Intanto, proviamo a dire chi c’è. Sono tornati: gli “storici” Gianni Mantice (chitarra/mandolino) e Patrizia di Fiore (voce). Sono arrivati: Lucariello (giovane talento cresciuto nei vicoli a pane e Almagretta; canta, e molto bene); Francesco Di Bella dei 24 Grana (in “Solo cu tte”), Marco Parente (in “The neverland” e “Verào”). Poi ci sono: Gennaro T. (batteria &programs), D.RaD (sound&programs, recentemente visto anche nel tour semi-acustico di Ligabue e rekativo disco dal vivo), Mario Formisano (basso trombone), Guido Russo (basso in “Nowhere home”), Sasha Ricci (principalmente al piano). Riuscite a figurarvi questa formazione in studio? Se sì, potete farvi già un’idea
2) della stratificazione
3) della coralità dell’album – tre definizioni in apparenza difficili ma, vi assicuro, molto azzeccate.
“Sciuoglie ’e cane” canta Napoli con disinvoltura, modernità, coraggio ed entusiasmo. Unisce il Vesuvio a Londra, e poi va oltre. Che mischia nel calderone pop, jazz, dub, grooves al rallentatore e bassi-davvero-bassi. Le nostre preferite: la poetica “Lo stesso vento” (“Dimmelo/ pure senza parole/ che senti quello che sento; Dimmelo/ pure senza parole/ che siamo lo stesso vento); “Solo cu tte”, suggestioni mediterranee & ipnosi elettronica; e poi l’intro innocua, che serve a preparare il terreno, e il funk ritmatissimo di “Sciuoglie ’e cane”. In senso più ampio, comunque, avercene di album così, che mescolano emozioni, sensazioni, rabbia, melodie e sperimentazioni. Fedeli all’anima migrante ma anche capaci di mettere radici. Un mosaico in bilico tra ricerca, tradizione e sperimentazione, non solo musicale: il disco è cantato in quattro “lingue” (italiano, napoletano, portoghese, inglese).
Un lavoro intelligente, stimolante, da ascoltare con attenzione ma adatto anche ai novizi. Realizzato con la tecnica e pensato con il cuore. Il contrario, vedete, non sarebbe altrettanto efficace.
(Paola “Marameo” Maraone)