Lo scorso autunno esce in America “Stop all the world now”, che ora viene pubblicato anche in Italia. A chi scrive è capitato di vederlo poco tempo fa, in un mini concerto organizzato dalla sua casa discografica in un minuscolo bar di Milano. In gergo si chiamano “showcase” e servono a far conoscere un musicista agli addetti ai lavori. Beh, vi assicuro che è stato un piccolo shock. Non capita spesso di vedere qualcuno cantare così, davvero con l’anima. Basta poco, davvero, per fare grande musica: canzoni buone, una chitarra, una bella voce, qualche idea originale anche se non originalissima (quella della pedaliera), e il sapere mettere insieme tutte queste cose in un’interpretazione appassionata. Recentemente una cosa simile è capitata con Damien Rice (che torna in Italia tra poco, e vi consigliamo di andarlo a vedere assolutamente). Howie Day ha riferimenti diversi rispetto a Rice. Mentre quest’ultimo è più legato al folk inglese (Nick Drake su tutti), Day è più rockettaro: nelle canzoni si sentono echi di U2, Coldplay, Radiohead. In comune hanno una passionalità incredibile nell’interpretazione, che ricorda quella di David Gray.
“Stop all the world now” è un gran bel disco, più raffinato rispetto ad “Australia”, ma non per questo meno interessante. Prodotto da Youth, ex bassista dei Killing Joke, è una raccolta di ballate semplici ma cantate con il cuore. E’ una sorta di John Mayer senza la freddezza di quest’ultimo, per intenderci, e gli auguriamo di ottenere quello che lui ha raggiunto: i vertici delle classifiche americane. Ballate come “Trouble in here”, con quel finale in crescendo, sono piccoli gioielli di cantautorato rock, così come “Perfect time of day”, o “Collide”: semplici semplici, ma di quelle che non ti stacchi più di dosso. Forse a questo disco, così come a “O” di Damien Rice, si può imputare un difetto: non rende pienamente giustizia alla passione che Howie Day dimostra su un palco. Ma provate ad ascoltarlo, e lasciatevi trasportare: non ve ne pentirete.