Howie Day - STOP ALL THE WORLD NOW - la recensione

Recensione del 05 mar 2004 a cura di Gianni Sibilla

Ecco una di quelle storie che fanno bene alla musica. E’ quella di Howie Day, poco più che un ragazzo (è del 1981) nato nel Maine, che inizia a farsi conoscere suonando nei caffè di Boston. Suona in un modo strano: solo con la chitarra acustica, e una pedaliera, con la quale crea “effetti speciali” basati sulla registrazione in diretta di frammenti musicali mandati in loop e sovrapposti. Un po’ come sta facendo Britti nell’ultimo tour, per intenderci. Suona canzoni sue, ma anche cover importanti, talvolta bizzarre: “Karma police”, ma anche “Africa” dei Toto. Nel 2000 pubblica il suo primo disco, “Australia”, da indipendente. La Sony lo nota e lo ripubblica nel 2002. Nel frattempo si costruisce una solida base di fan, che lo rendono un piccolo caso in America.

Lo scorso autunno esce in America “Stop all the world now”, che ora viene pubblicato anche in Italia. A chi scrive è capitato di vederlo poco tempo fa, in un mini concerto organizzato dalla sua casa discografica in un minuscolo bar di Milano. In gergo si chiamano “showcase” e servono a far conoscere un musicista agli addetti ai lavori. Beh, vi assicuro che è stato un piccolo shock. Non capita spesso di vedere qualcuno cantare così, davvero con l’anima. Basta poco, davvero, per fare grande musica: canzoni buone, una chitarra, una bella voce, qualche idea originale anche se non originalissima (quella della pedaliera), e il sapere mettere insieme tutte queste cose in un’interpretazione appassionata. Recentemente una cosa simile è capitata con Damien Rice (che torna in Italia tra poco, e vi consigliamo di andarlo a vedere assolutamente). Howie Day ha riferimenti diversi rispetto a Rice. Mentre quest’ultimo è più legato al folk inglese (Nick Drake su tutti), Day è più rockettaro: nelle canzoni si sentono echi di U2, Coldplay, Radiohead. In comune hanno una passionalità incredibile nell’interpretazione, che ricorda quella di David Gray.
“Stop all the world now” è un gran bel disco, più raffinato rispetto ad “Australia”, ma non per questo meno interessante. Prodotto da Youth, ex bassista dei Killing Joke, è una raccolta di ballate semplici ma cantate con il cuore. E’ una sorta di John Mayer senza la freddezza di quest’ultimo, per intenderci, e gli auguriamo di ottenere quello che lui ha raggiunto: i vertici delle classifiche americane. Ballate come “Trouble in here”, con quel finale in crescendo, sono piccoli gioielli di cantautorato rock, così come “Perfect time of day”, o “Collide”: semplici semplici, ma di quelle che non ti stacchi più di dosso. Forse a questo disco, così come a “O” di Damien Rice, si può imputare un difetto: non rende pienamente giustizia alla passione che Howie Day dimostra su un palco. Ma provate ad ascoltarlo, e lasciatevi trasportare: non ve ne pentirete.


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