In "You are free" c'è tutto questo. Le canzoni, in primis, scritte con la classe di chi dai canoni del sadcore non si è mai fatta ingabbiare, semplici eppure tanto perfette da spiazzare, dove ogni passaggio si trova al posto giusto, dove non c'è nulla di più nè nulla di meno di quello che dovrebbe esserci. Le atmosfere, in secondo luogo: delicate e al contempo ruvide, che si adagiano magnificamente alla voce di Chan, esaltandola e avvolgendola con una grazia davvero rara; rifuggendo il minimalismo esasperato ma agendo comunque per sottrazione sugli arrangiamenti, Cat Power è riuscita, con questo disco, a superare certi luoghi comuni dell'indie "discreto" americano per regalarci un album onesto e coraggioso, oltre che estremamente bello. Tanto da far quasi dimenticare la presenza, in "You are free", di giganti come Warren Ellis (Dirty Tree in forze anche nei Bad Seeds di Nick Cave) e Eddie Vedder, o l'inserimento in scaletta delle cover "Werewolf" di Michael Hurley e "Keep on Runnin' (Crawlin' black spider)" di John Lee Hooker: perché quello di Chan è uno di quei dischi "piccoli" - nel senso migliore del termine - che ti abbagliano al primo ascolto e ti conquistano alla distanza, rischiando di non lasciarti più.
Chan Marshall si è presa 5 anni per raccogliere le 14 piccole, delicate gemme che compongono "You are free". Per certe cose, si sa, ci vuole tempo, pazienza e un po' di sano divertimento ( come nel suo "The cover record"). Questo onde evitare di correre il rischio di approfondire un discorso ripetendosi, facendo in modo che l'ispirazione limpida e cristallina che da sempre caratterizza la produzione della timida cantautorice newyorchese d'adozione sia lì, percepibile tra le tracce del disco.
In "You are free" c'è tutto questo. Le canzoni, in primis, scritte con la classe di chi dai canoni del sadcore non si è mai fatta ingabbiare, semplici eppure tanto perfette da spiazzare, dove ogni passaggio si trova al posto giusto, dove non c'è nulla di più nè nulla di meno di quello che dovrebbe esserci. Le atmosfere, in secondo luogo: delicate e al contempo ruvide, che si adagiano magnificamente alla voce di Chan, esaltandola e avvolgendola con una grazia davvero rara; rifuggendo il minimalismo esasperato ma agendo comunque per sottrazione sugli arrangiamenti, Cat Power è riuscita, con questo disco, a superare certi luoghi comuni dell'indie "discreto" americano per regalarci un album onesto e coraggioso, oltre che estremamente bello. Tanto da far quasi dimenticare la presenza, in "You are free", di giganti come Warren Ellis (Dirty Tree in forze anche nei Bad Seeds di Nick Cave) e Eddie Vedder, o l'inserimento in scaletta delle cover "Werewolf" di Michael Hurley e "Keep on Runnin' (Crawlin' black spider)" di John Lee Hooker: perché quello di Chan è uno di quei dischi "piccoli" - nel senso migliore del termine - che ti abbagliano al primo ascolto e ti conquistano alla distanza, rischiando di non lasciarti più.
In "You are free" c'è tutto questo. Le canzoni, in primis, scritte con la classe di chi dai canoni del sadcore non si è mai fatta ingabbiare, semplici eppure tanto perfette da spiazzare, dove ogni passaggio si trova al posto giusto, dove non c'è nulla di più nè nulla di meno di quello che dovrebbe esserci. Le atmosfere, in secondo luogo: delicate e al contempo ruvide, che si adagiano magnificamente alla voce di Chan, esaltandola e avvolgendola con una grazia davvero rara; rifuggendo il minimalismo esasperato ma agendo comunque per sottrazione sugli arrangiamenti, Cat Power è riuscita, con questo disco, a superare certi luoghi comuni dell'indie "discreto" americano per regalarci un album onesto e coraggioso, oltre che estremamente bello. Tanto da far quasi dimenticare la presenza, in "You are free", di giganti come Warren Ellis (Dirty Tree in forze anche nei Bad Seeds di Nick Cave) e Eddie Vedder, o l'inserimento in scaletta delle cover "Werewolf" di Michael Hurley e "Keep on Runnin' (Crawlin' black spider)" di John Lee Hooker: perché quello di Chan è uno di quei dischi "piccoli" - nel senso migliore del termine - che ti abbagliano al primo ascolto e ti conquistano alla distanza, rischiando di non lasciarti più.