(Paolo Giovanazzi)
Pretenders - LOOSE SCREW - la recensione
Recensione del 29 mag 2003
Da diversi anni a questa parte, Chrissie Hynde sembra essersi imposta ritmi
di lavoro più rilassanti rispetto al passato. Del resto, il tempo passa, il
mondo del rock è cambiato e lei non è più la ragazzotta che bazzicava il
giro dei punk londinesi prima dell'esplosione del 1976 e scriveva recensioni
caustiche per il New Musical Express. Invecchiare è da sempre una faccenda
difficile nell'arena del rock 'n' roll e l'avanzare dell'età spesso
moltiplica le possibilità di partorire dischi più o meno imbarazzanti. Se
l'idea di diluire le uscite discografiche è dovuta alla volontà di evitare
simili infortuni, si può dire che sta funzionando. "Loose screw", senza dire
niente di particolarmente nuovo, è infatti una gradevole aggiunta alla
discografia dei Pretenders. La maggiore nota positiva resta sempre la voce
della leader, ammaliante come all'epoca di "Brass in pocket". Il resto lo
fanno una serie di canzoni che ricalcano schemi già ampiamente battuti dalla
Hynde nel corso degli anni, ma lo fanno in modo convincente. Anche sequenze
di accordi comunissime come quella di "You know who your friends" hanno il
sapore di vecchie ricette ben realizzate, non quello di minestra riscaldata.
La vecchia predilezione della cantante per il reggae riaffiora spesso (in
"Time", "Complex person", "Nothing breaks like a heart" e "Clean up woman"),
mentre resta un po' sullo sfondo il suo lato più aggressivo, comunque
rappresentato bene dall'iniziale "Lie to me" (riff alla Neil Young e
ritornello martellato, avrebbe fatto la sua figura anche sui primi due
album) e dal rock/soul di "Kinda nice, I like it". I fan della Hynde più
sospirosa e sensuale possono puntare invece su "I should of", con tanto di
intro di archi (non invadenti, fortunatamente): se qualcuno si era preso una
cotta adolescenziale per lei, probabilmente avrà un piccolo tuffo al cuore
quando Chrissie butta lì un "oh fuck, I really miss you" con un sussurro che
suona come un corrispettivo femminile del Mick Jagger più ruffiano.
Aggiungiamo pure che i compagni di strada costruiscono arrangiamenti
misurati e discreti da classica guitar-band, qua e là punteggiati da qualche
trucchetto elettronico minimo. Il risultato è un album che probabilmente non
finirà in nessuna classifica di fine anno ma si ascolta piacevolmente fino
in fondo. Per i vecchi fans, un acquisto più o meno obbligato.
(Paolo Giovanazzi)
(Paolo Giovanazzi)
Tracklist
01. Lie to me
02. Time
03. You know who your friends are
04. Complex person
05. Fools must die
06. Kinda nice, I like it
07. Nothing breaks like a heart
08. I should of
09. Clean up woman
10. The losing
11. Saving grace
12. Walk like a panther