“Senza negare la validità di certa musica contemporanea (ma anzi recependola) né i tentativi di alcuni gruppi pop (ma anche senza nessun complesso verso le esperienze del passato), la nostra intenzione si rivolge al recupero di quel passato fondamentale e imprescindibile fra arte e popolo”: si conclude così - se, coraggiosamente, voleste leggerlo nella sua interezza, lo potete trovare all’url http://www.donelladelmonaco.com/it/oastoria.php - il manifesto programmatico datato 1973 della band, sottoscritto da quattro persone: la cantante lirica Donella Del Monaco, nipote del grande tenore Mario Del Monaco; il “filosofo del gruppo” Giorgio Bisotto, futuro marito di Donella; il compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra Giorgio Tisocco, per finire con il producer Renato Marengo, proprio il conduttore - insieme a Michel Pergolani - del programma di Radio 1 “Demo”.
Fortunatamente, passando dalle parole ai fatti, la musica cambia. Nel caleidoscopico e purtroppo poco conosciuto “Opus Avantra” (dove Opus sta per opera, Avan per avanguardia e Tra per tradizione), uscito nel ’74, si può trovare di tutto e di più, senza che la quantità vada a scapito della qualità: dalla musica contemporanea (“Introspezione”) alla canzone (“L’altalena” e “Il pavone”, che ricorda curiosamente “Un’ombra” di Mina del ’69); da Edith Piaf nel forse involontario omaggio di “Deliee” alla “scandalosa” Irene Papas (“Infinity”, da “666” degli Aphrodite’s child) nell’orgasmico crescendo di “Rituale-Ashralem”. E ancora elettronica e folk, jazz e anche rock (nonostante quel che si era scritto sul “manifesto” a proposito di alcuni “fenomeni deteriori” nel settore della musica “commerciale”).
Un pasticcio? No, semmai un pastiche di stili e stilemi, nel quale sono coinvolti (oltre a Donella e Tisocco) Luciano Tavella al flauto, Enrico Professione e Pieregidio Spiller al violino, Riccardo Perraro al violoncello, Pierdino Tisato alla batteria e - immancabile per quegli anni, basti pensare a una band per certi versi avvicinabile agli Opus Avantra come i Saint Just della sorella di Alan Sorrenti, Jenny - Tony Esposito alle percussioni, agli “strumentini” e agli “effetti”. E, a proposito di “effetti”, impossibile non citare il “backward masking” nel brano “Introspezione”, un episodio approfondito da Stefano Andreozzi, studente romano di Ingegneria, nel suo sito amatoriale “Storia del Rock.com” con la collaborazione della stessa Donella: “È un brano della messa in antico tedesco, recitato da un ragazzo tedesco con lo stile ecclesiastico e poi usato al contrario”, spiega la cantante, che ha inteso così ripercorrere a rovescio la propria vita “dal caos iniziale, quando le parole non hanno alcun significato”.
Vi gira la testa? Troppa “Introspezione”, forse, ma in questo caso, vedrete, ne sarà valsa la pena. La Gibraltar encyclopedia of Progressive rock definisce gli Opus Avantra (dei quali nel 2002 l’Akarma ha pubblicato per i completisti “Opus magnum”, un box quadruplo che comprende i primi tre album del gruppo e “Katharsis”, il solo di Tisocco del ’75 con Giorgio “Fico” Piazza, Pfm, al basso e Paolo Siani, Nuova Idea, alla batteria) una delle migliori band italiane di tutti i tempi. Può infastidire che il riconoscimento provenga da tanto lontano, anche se ci si arriva in un clic, ma gli americani almeno questa volta hanno ragione.