Ma la verità è che questo album d’esordio è noioso. Così, forse per nascondere la pericolosa carenza di inventiva nelle melodie, ecco arrivare gli ospiti speciali (Ja Rule nel successone “Leaving (Always on time part II)”), perché nelle grandi famiglie nere che dal marcio del ghetto riescono a intravedere un po’ di luce (quella di oro e diamanti), ci si dà sempre una mano. Leggete il libro di Iceberg Slim, “The pimp” (ossia “Il pappa”), e ve ne farete un’idea. Perché affari e denaro oggi vanno d’accordo con creatività e arte, e, anzi, ne sono diventati la prerogativa principale. L’unica e la sola necessaria. Ecco dunque arrivare le consuete storielle che raccontano di “fredde giornate perché tu non ci sei” (“Foolish”) e si sprecano in infiniti e genuini ringraziamenti all’immancabile Nostro Signore Dio perché “sono così felice di aver trovato qualcuno come te” (“Happy”) o, ancora, di languidi pensieri, riflettendo su “il modo in cui baci” (“VooDoo”). Ma poi, nella vita, ci sono anche le delusioni, e succede che “non si può credere che tutto sia finito, baby” (“Over”). E via dicendo, verso le consuete, annose questioni, quelle importanti, quelle davvero pregne di significati, quelle che fanno pensare e, magari, ti cambiano anche la vita. Ma se questo, per qualche ragione, non dovesse succedere, c’è sempre il fornitissimo merchandise di Ashanti in bella esposizione nel già menzionato libretto del disco, tra i logorroici “thank yous” e il catalogo della Murder I.N.C.. In cui il solito ignoto ci ricorda, tra bandana, cappellini e poster (in cui la ragazza mette in mostra tutto ciò che possiede, oltre alla già celebrata ugola), che Ashanti è la principessa dell’hip hop e dell’R&B.
(Valeria Rusconi)