Non a caso, il folletto con gli occhi a mandorla e le corna rosse ha costruito uno dei brani più riusciti di questo suo ultimo sforzo, “Drop”, sul suono più comune che può giungere alle nostre orecchie, quello dell’acqua che cade. Lo sciacquio che provochiamo quando ci laviamo le mani, il suono provocato da un bambino lasciato solo davanti al lavandino a giocare con la base essenziale della nostra vita (idea poi ripresa nel video).
Questo brano non è però che un tassello di un album dolce e allo stesso tempo frenetico, una collezione di brani che mescolano piccole intuizioni sonore a svariate influenze musicali. Cornelius sfrutta tutto il pentagramma emozionale componendo piccole ninne nanne cantate da dolci voci femminili, trascinanti pezzi funk e emozionanti incursioni rock.
Tanta eterogeneità diventa quanto mai palese in “I hate hate”, canzone che sfocia nel puro metal e la divertente e ubriacata cover di “Brazil”, celebre brano scritto da Barroso e Russell.
“Point”, canzone dopo canzone, trasporta l’ascoltatore in una trance estatica in cui le voci calde, le chitarre, il rumore dell’acqua e il cinguettio degli uccelli creano un nido sonoro, in cui calarsi e sognare. Un giardino d’infanzia mentale dove Cornelius vi aspetterà con paletta, sabbia e formine.
(Giuseppe Fabris)