(Paolo Giovanazzi)
Rocket From The Tombs - THE DAY THE EARTH MET THE...ROCKET FROM THE TOMBS - la recensione
Recensione del 01 apr 2002
Quest’album è una specie di pezzo da museo, un testo da studiare per
laurearsi in storia del rock. Nei Rocket From The Tombs infatti militavano
il futuro leader dei Pere Ubu David Thomas nonché Gene O’ Connor e Johnny
Madansky, più noti in seguito come Cheetah Chrome e Johnny Blitz nei Dead
Boys. In più, il co-fondatore Peter Laughner si è guadagnato una piccola
nicchia nel pantheon dei maledetti bruciando la sua esistenza nel classico
stile del rocker ribelle dedito agli eccessi. Insomma, roba che i meno
portati all’archeologia preferiscono in genere evitare. Un peccato, perché
l’impeto della musica dei Rocket contrasta in modo stridente con
l’inevitabile aura di reperto storico del CD, ricavato da registrazioni di
bassa qualità sonora risalenti al 1975. Non c’era traccia di accademia del
rock nelle intenzioni originarie della band: “Il motivo per cui abbiamo
fatto questo nastro è per dirvi anche voi lo potete fare” diceva Laughner
del demo realizzato dal gruppo in sala prove, dal quale provengono i primi
nove brani di questo CD (gli altri provengono invece da due esibizioni dal
vivo). L’idea fondamentale era dunque il rock come forma d’espressione
possibile anche al di fuori degli standard di produzione dominanti. In
breve, il punk prima che qualcuno lo chiamasse così. I modelli di partenza
più evidenti sono Velvet Underground e Stooges (i primi vengono omaggiati
con una ripresa di “Foggy notion”, i secondi con “Raw power” e “Search &
destroy”), e le esaurienti note del booklet spiegano quali fossero gli altri
padri putativi dei componenti della band: MC5, New York Dolls, Alice Cooper
facevano parte delle esperienze precedenti. Il risultato è una miscela di
rock, ambizioni artistiche e slanci avanguardistici, a tratti caotica ma che
coglie perfettamente l’urgenza del momento. Ci sono già i semi della futura
separazione: da un lato il teppismo rock ‘n’ roll di “Ain’t it fun” e “Sonic
reducer”, che sarebbero diventate cavalli di battaglia dei Dead Boys,
dall’altro le cupe visioni di “30 seconds over Tokyo” e “Final solution”,
che nelle mani dei Pere Ubu avrebbero indicato una direzione per superare la
furia del punk. In mezzo c’è Laughner, sedotto dal nichilismo che ha
caratterizzato molta musica degli anni ‘70 (“Life stinks” è sua). Se
avessero continuato, i Rocket From The Tombs avrebbero avuto le
caratteristiche buone per arrivare ai vertici della scena punk e della
successiva new wave. Ma queste sono noiose speculazioni da accademico.
Meglio far partire il CD, selezionare la nona traccia e ascoltare come si
violenta il riff di “Satisfaction” in una manciata di secondi.
(Paolo Giovanazzi)
(Paolo Giovanazzi)
Tracklist
01. Raw power
02. So cold
03. What love is
04. Ain’t it fun
05. Transfusion
06. Life stinks
07. Muckraker
08. 30 seconds over Tokyo
09. Satisfaction
10. Sonic reducer
11. Never gonna kill myself again
12. Final solution
13. Foggy notion
14. Amphetamine
15. Read it & weep
16. Seventeen
17. Frustration
18. Down in flames
19. Search & destroy