Jewel - SPIRIT - la recensione

Recensione del 04 dic 1998

Non siamo qui per cadere nel trito luogo comune che induce alla "delusione del secondo disco". Se non altro, perché chi scrive confessa di non aver trovato particolarmente luminoso neanche il primo.
Ma "Pieces of you", i pezzetti della biondina raccattati in anni di gavetta, aveva una sorta di qualità grezza che rendeva l'album di debutto interessante e variegato. Viceversa, nonostante il lavoro dell'ex produttore di Madonna Patrick Leonard (o anche: a causa del lavoro di Patrick Leonard), il risultato è assai insipido. Dal punto di vista musicale, ballate che sembrano compitini di una brava scolaretta dell'accademia dei folksinger, intimiste ma senza apparente sofferenza e inquietudine, da ascoltare di fianco al caminetto - o al termosifone. Dal punto di vista dei testi, peggio: vorrebbero essere grandi verità, ma sembrano riflessioni tra l'autobus e l'oratorio. Jewel sembra sincera e volonterosa, ma dopo 55 minuti di acquerelli (incluso il ghost-duetto con la madre), se escludiamo "Jupiter" e "Do you", viene da chiedersi se la poetessa-gioiellino che ha incantato la Mtv generation americana abbia davvero qualcosa da offrire al di là del delicato faccino. Non a caso è già entrata nella grande famiglia di Hollywood...

Tracklist

01. Deep Water (04:16)
02. What's Simple Is True (03:35)
03. Hands (03:55)
04. Kiss The Flame (03:17)
05. Down So Long (04:15)
06. Innocence Maintained (04:08)
07. Jupiter (04:20)
08. Fat Boy (02:56)
09. Enter From The East (04:04)
10. Barcelona (03:55)
11. Life Uncommon (04:56)
12. Do You (04:22)
13. Absence Of Fear (03:42)
14. This Little Bird (02:42)

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