Pure musicalmente c’è poco da criticare: un inedito di Springsteen (“My city of ruin”, canzone dalle venature soul già presentata nei concerti natalizi del 2000 ma che si è rivelata tragicamente adatta agli avvenimenti attuali), gli U2 fanno un medley tra “Peace on earth” e “Walk on” in compagnia di Dave Stewart, toccanti versioni di “Long road” di Eddie Vedder con Neil Young, di "New York state of mind" di Billy Joel e di "Bridge over troubled water" di Paul Simon. Poi Tom Petty, Sheryl Crow, Stevie Wonder, Sting. Ad essere sinceri, non è tutto rose e fiori: la versione di “Imagine” di Neil Young non è grande come ci si aspetterebbe, alcune presenze, per quanto comprensibili, stonano un po’ con il livello generale: Enrique Iglesias, Mariah Carey. E il finale con "God bless America" (Celine Dion) e "America the beautiful" (Willie Nelson con vari ospiti) è pure troppo patriottico e serioso. Ma questo era il tono della serata, ben diverso da quello più “festaiolo” e di ritorno alla vita del “Concert for New York” organizzato da Paul McCartney e che pure verrà pubblicato in CD la prossima settimana.
Insomma, tutti questi mini-difetti sono, a ben vedere, dettagli di un progetto che non si può davvero criticare, né per il fine, né per (quasi) tutta la musica che ci ha regalato. Sinceramente avremmo preferito che non ci fosse stata l'occasione scatenante di tanta bella musica, ma questo è un altro discorso.
(Gianni Sibilla)