Whitney Houston - MY LOVE IS YOUR LOVE - la recensione

Recensione del 21 gen 1999

Dopo quindici anni di carriera e milioni di copie vendute, finalmente Whitney Houston è riuscita a fare un buon disco. Diciamo subito, per onestà di giudizio, che non abbiamo molta simpatia per Sua Divinità e anzi, se non fosse politicamente scorretto, faremmo il tifo per il marito Bobby Brown che la tempesta di schiaffi. Ma dobbiamo ammettere che il suo quarto disco (quinto, contando la colonna sonora di "Bodygyard") finalmente offre qualcosa in più del soul-pop insulso che riempiva i lontani episodi precedenti. Qualcuno dirà: "Per forza: ha chiesto aiuto a Babyface, a Wyclef Jean, Diane Warren, David Foster, Missy Elliot...". Tutto vero. Ma la biondina stavolta, tra un duetto e l'altro (piacevole quello di "Heartbreak hotel" - tranquilli, non è quella di Elvis - con Faith Evans; aberrante quello con Mariah Carey in "When you believe") riesce a entrare nelle canzoni invece che tenersene sdegnosamente al di sopra come nei dischi precedenti. Tra tante superstar che cercano di arruolare una nuova generazione di fans americani strizzando l'occhio allo stucchevole r'n'b attuale e all'hip-hop (Janet Jackson, la stessa Carey, persino Aretha), la Houston si rivela, imprevedibilmente, la migliore. I collaboratori sono scelti bene, le sonorità sono leggere e opportunamente rinfrescate, e il risultato finale può risultare gradito anche ai più fieri oppositori di Whitney.


Tracklist:
It's not right but it's okay
Heartbreak hotel
My love is your love
When you believe
If I told you that
In my business
I learned from the best
Oh yes
Get it back
Until you come back
I bow you out
You'll never stand alone

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