Solex - LOW KICK AND HARD BOP - la recensione

Recensione del 09 nov 2001

Se mettete su il disco di Solex (e se, beninteso, non avete mai sentito niente di suo prima d'ora) probabilmente penserete che qualcuno vi ha combinato un bello scherzo. Perché queste non sono canzoni, ma stracci arruffati di brani accostati gli uni agli altri senza un criterio apparente. Perché questa roba non rispetta (quasi) nessuno dei criteri che fanno di un disco un buon disco: è piuttosto una sequenza di suoni stratificati, di pezzi di canzoni che appartengono a “qualcun altro” appoggiati per caso in un angolo e altrettanto per caso raccolti e mescolati, come quando fai un trasloco e pensi “per il momento metto tutto qui, poi quando ho tempo sistemo un po'”.

Solo che qui le cose non si sistemano mai. Questo album a tratti ricorda il country, a tratti (spesso) l'ingegno bizzarro di Bjork, altre volte il vecchio Beck, in qualche caso perfino un Tom Waits stanco e arruffato, ogni tanto sembra roba presa da un musical, ogni tanto persino la colonna sonora di un film. Tutto questo dura pochi istanti: il tempo di abituarsi a una strofa, a un'atmosfera che si cambia, pronti! Altro giro, altro regalo. Il tutto è tenuto assieme dalla vocetta intonata ma per niente profonda di Solex, che si è divertita a mescolare “la musica più kitsch che arrivasse in negozio” per inventare un album che allo stesso tempo assomigliasse a tutto e niente. Giocando coi titoli e le parole, oltre che con la musica, facendo il verso persino a Gershwin in “you say potato”: impegnandosi per creare una musica che non possa essere canticchiata da nessuno, che non sia “radio-friendly”, neanche un po'.
Il lavoro di un pazzo, potrebbe dire qualcuno: ma da un altro punto di vista questa è un'opera geniale. A noi ascoltandola viene in mente un alchimista stufo di far sempre le stesse cose, che nel suo laboratorio sperimenta e crea pasticciando tra un alambicco e l'altro; e alla fine gli vengono fuori pozioni ultra moderne, che nessuno conosce, a volte non buonissime ma sempre nuove, questo sì. Se avete voglia di farvi spiazzare un po', di mettervi alla prova e di cambiare radicalmente i vostri parametri, provate questo disco. E se vi piace prendete anche i precedenti: sono un buon inizio sulla strada della rivoluzione.


(Paola Maraone)

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996